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[Ciclo] I patronati – parte I

Con il loro obiettivo di tutelare pensionati, lavoratori, extracomunitari, e in generale tutti i cittadini italiani, i Patronati sono ormai realtà diffuse capillarmente nelle nostre città. Nella nostra indagine abbiamo preso in esame questa istituzione sia dal punto di vista di chi la dirige, sia da quello di chi ne usufruisce. Ora ci occuperemo del primo di questi punti di vista, per il quale ci siamo concentrati sul Patronato UIL di Via S. Giuliano a Catania, parlando con il dottor Di Fiore.  Gestire un ufficio come questo, ci dice subito, è estremamente difficile: è come un porto di mare, in cui approdano le problematiche sociali più varie. Pensioni, disoccupazione, certo, ma è inevitabile che in un periodo come questo sia sempre più pressante anche nei patronati il fenomeno dell’immigrazione. Inutile, precisa subito Di Fiore, incolpare i governi di centro-destra piuttosto che quelli di centro-sinistra. Finora sono stati tutti incapaci di gestire una situazione che certo semplice non è: l’Italia è circondata dal mare, e pertanto naturale meta dei flussi migratori. Per gli extracomunitari il patronato si occupa del rinnovo (non del rilascio) dei permessi di soggiorno, ma non può fare assolutamente niente per i clandestini, che non godono di alcun diritto legale, e possono solo essere mandati nei centri d’accoglienza.  I patronati non sono tutti uguali, ci viene presto detto. Tendenzialmente è meglio fidarsi maggiormente di quelli che fanno riferimento a grandi sigle, sindacali o di altre associazioni, quando ormai sappiamo bene (basta girare per la città) quanti patronati dell’ultimo minuto appaiono ormai sempre più spesso, e sempre più spesso con scopi politici, quindi per promuovere chissà quale candidato: questo fenomeno è diffuso soprattutto nei piccoli patronati dei quartieri e dei piccoli paesini. Del resto il sistema del voto di scambio non è certo una novità: io ti do assistenza (che dovrebbe essere gratuita per legge, ma facciamo finta di niente), tu mi dai il voto. La questione dei rapporti dell’istituzione Patronato con il governo è stata a tratti problematica: anni fa, con una legge fortunatamente respinta, l’attuale Presidente del Consiglio voleva abolirla, poiché vedeva in essa l’evidente manifestazione del pericoloso potere sindacale. Respinta la legge, c’era da agire in altro modo, ed ecco sorgere i primi patronati di matrice berlusconiana, e dunque la politicizzazione dell’istituzione, a cui ormai solo pochi enti si sottraggono seriamente.  Il finanziamento dei Patronati è comunque, di regola, pubblico, ottenuto tramite una percentuale sui contributi versati dai lavoratori e controllato dallo Stato, che in base all’attività svolta provvede a ripartire i fondi ottenuti.

Tomas Mascali