Pubblicato il: 13 Dicembre, 2009

I Viceré e la storia

Federico-De-Roberto-Nell’intervista concessa a Ugo Ojetti, nell’agosto del 1894, (Alla scoperta dei letterati, Milano, F.lli Dumolard, 1895) De Roberto rispondeva con queste parole alla domanda sulla crisi del genere romanzesco “I Viceré vanno considerati innanzitutto un romanzo di costume contemporaneo”. Tuttavia una parte della critica derobertiana ha puntato l’attenzione sulla natura storica, o meno, dell’opera. Facendo riferimento al contributo di Borri, risalta la critica dello studioso Petrocchi che nei suoi studi sul romanzo storico dell’800 elenca gli elementi che confermano o meno in un romanzo la qualifica di ‘storico’:

– L’esplodere della passioni civili;

– il gusto degli ampi affreschi storici;

– il piacere di andare indietro con la memoria e far rivivere   sensazioni dell’infanzia, o comunque del passato

– la necessità di rendersi conto del modo di vita delle classi popolari.

Secondo Borri nessuno di questi elementi ha una funzione primaria nel romanzo derobertiano, anche se si deve riconoscere la presenza in esso della storia come qualcosa che oltrepassa la mera funzione di scenario di fondo o di elemento tecnico-narrativo, per cui nel romanzo derobertiano la storia appare essenzialmente come “la materia grezza”. Non c’è  alla base un progetto esplicito di rappresentare un periodo storico in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi risvolti, né quello di analizzare uno spaccato di storia per sostenere tesi di “un determinato tipo, ideologico o politico” (Borri).

In ‘meno’ il romanzo di De Roberto avrebbe, secondo Borri, “l’intento della grande sintesi… in ‘più’ ha quell’irriducibile tendenza all’introspezione capillare ed individuale…,  non la ‘storia’ ma i personaggi che sono destinati a farla, a costruirla, giorno per giorno, rappresentano il vero soggetto dell’opera derobertiana…”. Quindi il documento, la cronaca sono sì elementi necessari ma in fondo sono soltanto  i mattoni della costruzione. Per il critico l’intento di De Roberto non è quello di ostentare la sua delusione nei confronti della Storia ma  “di riservare alla storia  un ruolo per così dire ‘vassallo’. In questi termini egli ritiene di dover considerare I Viceré un romanzo storico ‘imperfetto’. Perfetto o imperfetto che sia stato il risultato storico, il romanzo di De Roberto resta un capolavoro non solo siciliano ma internazionale.

Sabina Corsaro

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