Pubblicato il: 30 Settembre, 2009

Il cinema dopo Venezia

venezia cinemaCom’è triste Venezia, cantava Charles Aznavour anni fa.  Dopo che i riflettori si sono spenti sul lido anche quest’anno è normale tirare delle somme. Vincono in molti. Si, perché tra premi canonici, sezioni e collaterali, i premi vengono distribuiti a pioggia come le caramelle a bambini con le mani protese. Le premesse che avevano incendiato il clima prima dell’apertura della passerella come al solito non lasciavano presagire molto di buono, forse per quella dose di scaramanzia che facilmente si trasforma in disfattismo. Invece, tutto sommato, una buona edizione. Sarà che aveva ragione la Fallaci,  Venezia è «un compromesso fra il mercato del pesce e la Borsa valori di Milano: tutti si riuniscono lì per far vedere che esistono e perdere tempo in pettegolezzi». Ma anche questa è cultura. Nell’epoca della Tv di Antonio Ricci è Cultura moderna e va presa come tale. Sarabande di pettegolezzi corali, zibaldoni di polemiche e provocazioni. Ma al di là di tutto questo i film restano, e quest’anno, vincitori e non, sono in tanti ad avere colpito l’attenzione di media e spettatori. C’erano tutti quelli che contano nella politica internazionale: il Premier Silvio Berlusconi, il Ministro Brunetta, Hugo Chavez, Noemi Letizia e Patrizia d’Addario. Wow.  Ma nemmeno il tempo di smontare l’ultimo faretto e il Ministro Brunetta affonda sul tema dei tagli al FUS e dei finanziamenti a cultura e spettacolo: «Lo Stato deve finanziare la cultura ma mescolare cultura e spettacolo e’ un imbroglio». Che il figlio di Bossi –aficionado delle scuole superiori ed ospite fisso all’esame di maturità per ben tre volte- percepisca uno stipendio stellare grazie ad una marchetta dell’Umbertone non ha paura nessuno: non è un imbroglio. Che un giornale dopo aver accusato e costretto alle dimissioni il direttore di un’altra testata, e che lo stesso giornale ora si scagli contro il vice premier, non ha paura nessuno: non è un imbroglio. Quella è realtà. Così se da un lato vincono opere prime e film che fanno riflettere, dall’altro ecco pronte le forbici. Ma non per tagliare nastri a feste di inaugurazione. Solito copione all’italiana. Spiace per Claudia Loy, eletta Miss Cinema 2009 durante l’ultima edizione di Miss Italia e futura disoccupata viste le dichiarazioni del ministro. Ma il matematicissimo Brunetta ha fatto i conti in tasca al cinema: spettatori ancora in calo secondo i dati dell’Osservatorio audiovisivo europeo, con un-2% rispetto al 2008. Poco importa che ci sia stata una ripresa pari al +4% rispetto al 2007. I film più visti dagli italiani? Angeli e Demoni di Ron Howard, Italians di Giovanni Veronesi e Sette Anime di Gabriele Muccino. A che pro quindi film politici? Di controcultura? Vogliamo forse che sui nostri palcoscenici venga offerta cocaina come successo in un teatro a Bogotà? E poi chi penserà alle provvigioni in parlamento se in ogni teatro venissero preparate 20 strisce. Ritornano sibilline le parole che Berlusconi scrisse su foglie riguardo a Baarìa di Giuseppe Tornatore e prodotto (che felice coincidenza) da Medusa: «Credo sia impossibile essere italiani e non vedere un film così». Un ottimo brutto film, vero, ma con queste premesse non correrà rischi. Ci sarà decisamente meno concorrenza nelle sale. O forse, avremo solo più cinepanettoni per fare indigestione di (Vincenzo) Mollica.

Luca Colnaghi

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