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Il curioso caso di Benjamin Button

Benjamin Button non è una persona comune: mentre tutti gli altri uomini nascono ed invecchiano col trascorrere del tempo, Benjamin nasce vecchio. Nasce in un giorno di festa, il giorno in cui termina la prima guerra mondiale, ma invece di essere accolto così vecchio fuori com’è, Benjamin viene abbandonato dal padre presso una casa per anziani gestita da Queenie, un’afro-americana, che lo prenderà sotto la sua protezione. Dopo pochi anni Benjamin è un bambinetto su una sedia a rotelle, senza capelli, con occhiali spessi e tutte le infermità tipiche di un ottantenne. Ma più il tempo passa più Benjamin rinvigorisce: tornano i capelli, tornano le forze e finiscono i dolori. Durante la sua giovinezza/vecchiaia incontra Daisy, nipote di una signora ospite della casa. Tra i due scatta subito la scintilla, nonostante lo scarto d’età: Daisy capisce subito che Benjamin non è un uomo comune. La relazione tra i due potrà realizzarsi solamente quando le loro età si incroceranno ma, come sempre, il tempo dà ed il tempo toglie: “Mi amerai ancora quando sarò vecchia?” dice Daisy; “Mi amerai ancora quando avrò l’acne?” risponde Benjamin.

David Fincher porta sul grande schermo la storia tratta dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald (1922), una sfida che aveva scoraggiato registi come Steven Spielberg e Ron Howard. Il film è costato 150 milioni di dollari e la parte più ardua da sviluppare è stata proprio legata agli effetti speciali: sia le scene in mare che l’invecchiamento ed il ringiovanimento di Brad Pitt hanno comportato notevoli sforzi. “Spero – ha detto il regista – che il film parli anche ai più giovani, che permetta loro di percepire che cosa significa invecchiare, anche se questo è l’ultimo dei loro pensieri“. Splendida la fotografia: il film ci riporta nella New Orleans degli anni ’20 attraverso tutto il ‘900 fino a qualche anno fa con l’uragano Katrina alle porte. Non è un caso, quindi, che il film sia candidato a ben 13 premi oscar, tra cui miglior film, miglior regia, miglior attore (Brad Pitt), miglior attrice non protagonista (Taraji p. Henson / Queenie), miglior fotografia e miglior scenografia.

Diego Bonomo