Il Malleus Maleficarum: il libro maledetto della caccia alle streghe
E’ scritto in latino il libro che gronda forse più sangue nella storia. Nella lingua di Catullo e Orazio, quella che ricordiamo nel dolce suono del verso Vivamus, mea Lesbia, atque amemus o nella famosa citazione Carpe diem. In quella stessa lingua, ma diversi secoli dopo, l’uomo è stato capace di redigere uno dei libri più insanguinati della storia, un libro maledetto si dirà in seguito: il Malleus Maleficarum, il Martello delle Streghe.
Quella che più tardi sarà definita con il nome di “caccia alle streghe” ebbe inizio ufficialmente in seguito alla bolla del 5 dicembre 1484 sottoscritta da Papa Innocenzo VIII. In essa il papa ordinava formalmente di individuare, perseguire ed estirpare la stregoneria dalla Valle del Reno con qualunque mezzo.
Così ebbe inizio per migliaia di donne innocenti un periodo di oltre quattro secoli di torture, condanne e roghi.
Non è un caso che la bolla papale venisse inserita come introduzione al Malleus Maleficarum, nel 1486, quando due frati domenicani tedeschi, Henry James Sprenger e Heinrich Institor Kramer, decisero di compilare questo vero e proprio manuale per indicare la retta via agli inquisitori nel difficile compito di individuare, far confessare e ovviamente giustiziare una strega.
Pubblicato nel 1487, da quel momento in poi per oltre 3 secoli ogni inquisitore avrebbe avuto sotto il braccio una copia del libro maledetto.
Inutile aggiungere che ogni indicazione contenuta nel Malleus avrebbe portato, sempre e comunque, a ritenere la sventurata donna colpevole agli occhi di Dio e degli uomini. Il postulato di base del libro sosteneva infatti l’esistenza secondo la fede cattolica della stregoneria e che chiunque avesse negato ciò era da considerarsi eretico. Nel caso in cui dunque l’accusata avesse negato la sua colpevolezza nonostante le testimonianze di terzi o le “prove” a suo carico, si sarebbe macchiata comunque del reato d’eresia, avendo negato l’esistenza della stregoneria, e per questo sarebbe stata arsa sul rogo. Trabocchetti verbali e di ragionamento da parte degli scaltri inquisitori servivano proprio a fare cadere in fallo le presunte streghe.
Si trattava dunque di una strada senza ritorno: i “sintomi” della stregoneria erano i più disparati e persino i più comuni e la tortura, pratica alla base dell’interrogatorio, provvedeva spesso a fornire un’impeccabile confessione.
Il Malleus è diviso in tre sezioni ben distinte.
Nella prima viene enunciato l’assioma secondo cui il diavolo e dunque la stregoneria, sua manifestazione, esistono de facto e le donne rappresentano, a causa della loro debole natura, l’emissario terreno del male, l’instrumentum diaboli per eccellenza.
Nella seconda parte sono descritti i poteri che gli autori attribuivano alle streghe e i loro atti scellerati contro Dio: sacrifici umani, evirazioni, sortilegi per indurre l’infertilità negli uomini e nei campi persino.
Nella terza e ultima parte gli autori guidano passo passo l’inquisitore dall’istruzione del processo alla formulazione della condanna e ogni fase di tale scellerato iter giudiziario è descritta nei minimi dettagli.
L’illuminismo, l’avvento della razionalità nelle menti annebbiate dalla superstizione e dalla paura salvarono le donne delle epoche successive. Eppure, nonostante si sia persa traccia dei documenti della maggior parte dei processi istruiti per stregoneria, possiamo dire che secoli di persecuzioni e condanne portarono alla morte circa 60.000 donne innocenti o più.
Vittime, tutte, del martello inquisitorio e della follia umana.
Giulia Segnalini