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“M” il mostro di Dusseldolf

Nella città di Dusseldolf vengono commessi numerosi delitti. Vittime predestinate sono delle innocenti bambine che vengono prima adescate con dei regali e poi seviziate ed uccise con incredibile crudeltà, il tutto senza lasciare la minima traccia. I cittadini di Dusseldolf manifestano la propria preoccupazione per questi avvenimenti: ogni singolo gesto può apparire come un segno di riconoscimento del mostro. La polizia percorre diverse strade ma dopo mesi di ricerche non ha raggiunto ancora nessun risultato. A questo punto decide di mobilitarsi anche la malavita locale, decisamente danneggiata dagli eccessivi controlli della polizia. Viene infatti creata una rete di mendicanti, gente che non avrebbe destato sospetto, posta a controllo di ogni angolo di strada. Viene così scoperto il primo indizio: il mostro, quando adesca le vittime, fischietta un motivo riconoscibile. Parallelamente, anche le indagini della polizia proseguono e giungono ad individuare il possibile assassino. Ma prima che questo giunga a casa, viene scoperto anche dalla malavita e per poter fuggire è costretto a rifugiarsi all’interno di un palazzo. Il finale è ovviamente tutto da gustare, soprattutto per la splendida interpretazione “teatrale” del mostro (Peter Lorre).

Il film è ispirato a fatti realmente accaduti nella città di Dusseldolf tra gli anni ’10 e ’20 del secolo scorso. Il mostro di Dusseldolf (1931) è uno dei primi film parlati della storia del cinema e rappresenta l’antesignano dei film sui serial-killer, essendo il primo film su un serial-killer mai prodotto. Il film consacra (se ce ne fosse bisogno) Fritz Lang come uno dei maestri indiscussi del cinema e lo esalta per la sua capacità di miscelare perfettamente le nuove tecniche sonore con la recitazione molto teatrale tipica del cinema muto. Il salto qualitativo rispetto al cinema precedente è notevole. Nella narrazione è chiaro il riferimento di Lang alla Germania dell’epoca, generalmente poco fiduciosa nei mezzi della polizia di Stato. Forse anche per questo Hitler, nel 1934, decise di bloccare la visione del film. Il mostro di Dusseldolf, in definitiva, è sicuramente una pellicola da recuperare e riscoprire: qualitativamente ha molto da insegnare alla maggior parte delle pellicole prodotte oggi, ad ottant’anni di distanza.

Diego Bonomo