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Il silenzio degli impuniti: l’Azienda Siciliana Trasporti

L’Azienda Siciliana Trasporti non parla. Ci siamo recati alla sede della Struttura Territoriale Nord Orientale, un grande stabile in località S. Giuseppe La Rena, non lontano dall’Aeroporto di Catania. Qui si coordina quel servizio pubblico extraurbano che tanto fa discutere cittadini, utenti e pendolari. Da anni le rimostranze non si contano e di queste volevamo chiedere conto al responsabile della Struttura. In tasca avevamo cinque o sei domande, con l’intenzione di capire e di informare, fornendo all’Azienda il necessario diritto di replica. Scopriamo, viceversa, che all’AST, azienda integralmente pubblica, con la Regione Sicilia come socio unico, è vietato l’altrettanto fondamentale diritto di cronaca. I dirigenti ci spiegano che a nessuno dei dipendenti, nelle quattro sedi di gestione dell’isola, è concesso di rilasciare dichiarazioni, salvo autorizzazione dalla sede centrale. Eppure, al telefono un responsabile ci aveva assicurato che una nostra visita in loco ci avrebbe consentito di ottenerla. Come evidenzia lo stesso Coordinatore della filiale, che preferisce rimanere anonimo, inoltre, tale prassi è anomala, poiché a loro sono riconosciuti lo status e i compiti di funzionari. La ‘procedura’, esposta dal Coordinatore, prevede invece una telefonata alla Direzione generale e, stavolta, pensiamo di farcela. Otteniamo soltanto di discutere con un’assistente del Direttore generale. Ci dice che il dirigente è in riunione e che saremmo stati ricontattati entro la mattinata. La chiamata non arriverà mai, ma la lunga chiacchierata con la “dottoressa” ci fornisce altri dettagli: l’Azienda è priva di un responsabile per le Pubbliche relazioni, al centro come in periferia. Nessuno è autorizzato a parlare, a rendere conto ai cittadini e agli utenti dei disservizi, della qualità della programmazione e delle prestazioni offerte. Ai vertici dell’AST troviamo un presidente, un vicepresidente, un direttore generale e un consiglio di gestione, interamente di nomina politica.  Attorno, e al di sopra i 1200 dipendenti, vi è una pletora di consulenti. E’ ben strano che tra di essi manchi una figura professionale in grado di curare i rapporti con l’utenza e l’immagine dell’Azienda. Fra tali personalità però, vi è ancora Gaetana Maniscalchi, condannata l’anno scorso per favoreggiamento alla Mafia. Il bilancio dell’AST è in profondo rosso, mentre i vertici sono impegnati in una guerra fratricida fra esponenti dell’MPA e del PDL, con reciproche accuse di assunzioni clientelari. Non ci aspettavamo di più o di meglio: un’azienda chiusa a riccio, una fortezza di impuniti, alle cui fondamenta qualche dipendente può spesso permettersi di non effettuare una ‘corsa’, senza doversi preoccupare di causare una denuncia per interruzione di pubblico servizio. Chi volete che la faccia, se chi occupa le sommità delle torri fa tranquillamente di più e di peggio?

Enrico Sciuto