Pubblicato il: 20 Giugno, 2009

In nome del popolo italiano

bandiera-strappataDino Risi nel ’71 realizzava un film di scandali burrascosi ed  esplosivi cocktail di sesso e potere. Sembrava aver realizzato un bel ritratto dell’Italia dopo il boom economico. Ai nostri giorni qualcosa di peggio avviene e l’abuso non è più quello dei giudici ma dei politici-imprenditori. Tra le continue discordie tra i sostenitori di un’opposizione politica da portare avanti con severità e quelli di un’opposizione che punta l’indice contro i gossip di Governo, la verità è che i misfatti esistono, mentre la politica viene meno. Non si può che convenire con Fini quando sostiene che questi bracci di ferro e questi continui e ‘presunti’ altarini scovati avranno solo il mero risultato di alimentare la sfiducia nei cittadini. Ma ci si è mai chiesti a cosa credano questi cittadini? I risultati delle scorse elezioni, lo abbiamo notato, sembravano aver dato una risposta, eppure i malumori sono aumentati nel giro di questi mesi e molti che avevano dato fiducia al pdl sembrano aver un po’ assunto un atteggiamento di reticenza: gli ultimi dati, in Italia, delle elezioni europee lo hanno dimostrato.

Del resto come non comprendere questa sfiducia: sono venuti meno in quest’ultimo periodo circa 204.000 posti di lavoro, molti lavoratori sono stati messi in cassa integrazione, altri, lavorando in nero, sono stati ‘licenziati’ senza tutele di alcun tipo. Ma cosa vogliamo del resto? I lavoratori in nero alimentano l’illegalità nel Paese e ne indeboliscono persino l’economia! Ma ci sono mai stati governi che abbiano offerto un’alternativa al loro lavoro in nero?  O il pane o il piombo, è stato detto (e fatto) in passato, al Nord come al Sud. E oggi sono gli immigrati a pagare ancor di più, prime vittime di questi lavori clandestini ma necessari. Moralismi obsoleti, che solo un governo imbellettato di sfarzosa ipocrisia può portare ancora avanti.

Tra i cittadini delusi e reticenti non mancano i giovani, universitari e non, ma lo scempio compiuto  in ambito  universitario e culturale in genere non è rivolto solo alle eccellenze, se è vero che la laurea è un titolo ormai di ‘massa’. Agli occhi dei giovani si lascia ben comprendere che un ricercatore con buone probabilità (se prima non andrà in estinzione), nei prossimi anni, andrà a lavorare in un call center o in un supermercato, mentre una ballerina (nemmeno troppo brava) senza formazione e studi appropriati potrà invece essere eletta ministro. E’ questa la nuova Italia, quella che forse potranno conoscere le nuove generazioni. Nessuno vuole un ritorno alle caste, in special modo tutti i proseliti di quel primo e grande esempio di democrazia in Europa che precedette il riconoscimento della sovranità del popolo; a ciascuno,  però,  le sue competenze.

Oggi, a guardare al di là di quell’immenso polverone sollevato e di quella lotta frenetica fino all’ultima foto, i cittadini si chiedono cosa sarà di quei poveri padri mandati a casa con le tasche vuote,  di quelle madri che stringeranno la cinghia perché lo stipendio ridotto del marito non sarà sufficiente per garantire un futuro (oltre ad un pasto giornaliero) ai propri figli. E, infine, si chiedono cosa sarà  di quei giovani che non riescono a guardare lontano perché la nebbia è fitta, tanto da non capire quale direzione dover prendere per riuscire a realizzare se stessi. Né destre né sinistre; né gossip né indifferenza: il popolo vuole solo serietà ed un  governo vero, che pensi concretamente e onestamente al suo lavoro e al suo futuro.

Sabina Corsaro

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