Intervista allo scrittore Andrea Saviano
S’intitola “Nei panni di mia moglie” (Editrice Nuovi Autori) ed è un romanzo che si pone come “manuale di educazione sentimentale”, in un contesto di modernità dove il romanticismo e l’essenza dei sentimenti sono spesso relegati ai margini del quotidiano vivere. Ne parliamo con l’autore, Andrea Saviano.
Il suo romanzo affronta la tematica del rapporto di coppia in maniera romantica e attuale, tanto che il libro è quasi diventato un film…
Il testo è nato in tre settimane come costola di un romanzo che stavo scrivendo sulla trasgressione e il tradimento. Rappresenta un momento di riflessione sul cosa sia l’amore, perché a tutti (adolescenti in testa) è chiara la meccanica del rapporto sessuale, ma non sembrano invece altrettanto chiari i meccanismi che tengono in piedi un rapporto di coppia. Così, armato delle mie metodiche di problem-solving, ho voluto analizzare il rapporto cause-effetti della convivenza a due. Ne sarebbe potuto nascere un saggio, ma desideravo scrivere qualcosa di divertente, rivolto soprattutto a un pubblico giovane, perché si tratta di una fascia d’età bombardata da segnali “futili” basati sull’usa e getta di tutto, anche dei rapporti tra persone. Lo strumento narrativo che ho voluto utilizzare è stato quello tipico delle opere teatrali, pochi personaggi, dialoghi serrati e una trama lineare che si consuma in una settimana. Il tutto condito da un’atmosfera da commedia rosa degli anni ’50, la stessa che si rivive in pellicole come “c’è post@ per te” o “insonnia d’amore” (che nel romanzo vengono citate). Lavorando in questo modo: per scene e inquadrature (amo il cinema e la sceneggiatura), è stato naturale che un regista dopo aver letto il libro si sia innamorato della trama. Tuttavia le case cinematografiche italiane peccano di provincialismo, cosicché in epoca di crisi non è stato possibile reperire i fondi necessari per rendere cellulosa ciò che è carta stampata. Anche il mio secondo romanzo ben si presterebbe a un adattamento cinematografico. Quindi, i produttori che non pensano solo ai cine-panettoni sono avvisati…
In lei si nota un talento poliedrico che lascia emergere diverse personalità: l’illustratore, il letterato, il giornalista e il formatore. Qual’è quella più spiccata?
Indubbiamente lo scrittore perché mi piace raccontare delle storie anche se, come i pittori, sono umorale. Tanto per dare un esempio: “Imago mortis – un’esca per la regina nera” (edito da Il filo – Albatros e distribuito da Mursia) è un’insolita rappresentazione del topos letterario della sfida alla morte che sconfina nel fantastico e nell’esoterico. Tutto si snoda lungo una semplice domanda: una personificazione della Morte, concreta e credibile, dotata di un’essenza o di una qualche corporeità, insomma, una vera e propria Regina Nera, è veramente pensabile? È evidente che si tratta di un’opera in netto contrasto con “Nei panni di mia moglie”, che invece, è una commedia. Ciò che unisce le due trame è l’elemento fantastico e quello visuale, perché mi piace raccontare per immagini, come i registi. Credo quindi che vi sia più poliedricità nel fatto che mi piaccia spaziare tra i generi che nel fatto di utilizzare mezzi differenti per farlo e la narrativa breve diventa solo il pretesto per fermare le idee nel momento in cui nascono, degli appunti ben organizzati che magari portano a un romanzo, a una sceneggiatura, a un’illustrazione per la copertina o anche a solo alla partecipazione a qualche concorso di narrativa.
Lei veicola i suoi lavori mediante un portale personale. Una scelta ben precisa di contatto diretto coi lettori…
Qualcosa che solo il sito web e i newsgroup hanno reso possibile, dato che Internet è un media più economico dell’editoria, lì si paga senza poi alcuna garanzia che la copertina possa essere esposta nelle librerie. È per questo che considero un successo sia la fama di racconti come “I nostri sassi e il tempo” (tradotto in varie lingue) sia, ultimamente, i fan su Facebook.
Andrea Bonfiglio