Pubblicato il: 14 Aprile, 2009

Intorno a Fini

finiFa impressione e pena vedere il presidente Fini solo, su quel palco. Il congresso di fondazione del PDL doveva consacrare la sua ascesa alla leadership di una destra rinnovata, democratica e largamente maggioritaria nel Paese. Credeva di immaginare il futuro, l’On. Fini, ma ne è stato travolto. È una tragedia politica che i media si sono divertiti a illustrare con toni da telenovela, dilungandosi su note di costume, dallo stile del leader e della nuova consorte, fino allo strappo consumato con i camerati di una vita. Anche le analisi più autorevoli e impegnate, da Scalfari a Mieli, lasciano a desiderare, in questo senso: c’è un dirigente di larghe vedute, stanco di far propaganda e ansioso di iniziare a far politica, un uomo di Stato in fieri, pronto a mettere la tradizione della sua ‘parte’ al servizio dell’Italia del XXI secolo. Tutto vero, e anche i più scettici dovrebbero dar credito a questi propositi, salvo indulgere in letture maliziose e preconcette.

Eppure, il percorso dell’On. Fini inciampa su nodi irrisolti, riguardanti il passato e il futuro della destra italiana. La loro mancata messa a fuoco finisce per tarpare le ali a lui, e per rendere approssimativi i commenti dei migliori analisti. Da mesi le sue esternazioni tengono banco, spiccando per lucidità e buonsenso nell’arena malfamata del nostro dibattito pubblico. Fini parla chiaro, con frasi brevi e icastiche, dà sempre l’impressione di avere le idee chiare. Quando ragiona, viceversa, del nuovo partito, quello di cui è co-fondatore e di cui si dice da sempre convinto promotore, finisce ogni volta per balbettare, prima di rifugiarsi in frasi fatte. Appunto: qual è l’identità della destra italiana?  Qual è il patrimonio d’idee che MSI e AN portano in dote al PDL? Quali sono le grandi scelte culturali e politiche che Fini avrebbe compiuto per costruire la destra costituzionale di cui tanto si dice assertore? Se si guarda agli uomini che lo circondano, alla classe dirigente che in questi anni lo ha obbedito con distacco, salvo poi passare senza indugi e rimpianti alle dipendenze di Silvio Berlusconi, si nutrono legittimi dubbi sul processo di maturazione costituzionale della defunta Alleanza Nazionale. Allora, ha sostanza programmatica questa svolta dell’On. Fini, oppure è soltanto un’operazione di maquillage? E a che ‘pro’ lo sarebbe, visto che la base elettorale e il blocco sociale del centrodestra sono intrinsecamente incompatibili con la cultura legalitaria dell’on. Fini e ostili a qualsiasi auspicio di un presente laico e di un futuro multiculturale e non plebiscitario? Alla Fiera di Roma è nata la nuova destra italiana, presentataci quale prodotto della costituzionalizzazione di un grande movimento antisistema. Diversamente che nelle aspirazioni di Fini, non è la Costituzione della Repubblica, ma la costituzione materiale del Paese, con tutta la sua carica eversiva a fungere da potere costituente in questo processo. Intorno a Fini, il presente e il futuro somigliano al passato.

Enrico Sciuto

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