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Kids

Telly ha l’HIV, e non lo sa. Telly è molto giovane, appena un ragazzino. Telly ha anche un hobby, ama conquistare ragazzine molto giovani, più bambine che ragazze, e cogliere il frutto della loro innocenza. Telly (l’esordiente Leo Fitzpatrick) è il protagonista di Kids, film del 1995 di Larry Clark. La cornice è piuttosto tipica: giovanotti lasciati a se stessi che si scelgono le compagnie sbagliate e che passano le loro giornate a vagare per la città alla ricerca di qualche divertimento, che sia fumare erba in compagnia o iniziare risse senza un perché. Ma questo film non è un Gioventù Bruciata o un Trainspotting qualunque, la sua forza sta nel presentare le vicende che si susseguono senza lasciarsi prendere dalla facile trappola di voler proporre una morale. L’apertura è bruciante: Telly a letto con una dodicenne, la convince di amarla, la convince che andrà tutto bene, che non farà male e che davvero gli importa di lei, e la rende donna. Pochi minuti dopo è per strada, con il suo migliore amico, a vantarsi di quello che ha fatto, a esporre la sua teoria per cui sverginare una ragazza è come diventare famosi. Nessuna morale, nessuna condanna, nemmeno implicita. È il suo stile di vita, pari a tanti altri. E non si pensi a un film volgare, o esplicito per il solo gusto di esserlo: il tutto è dipinto con l’ingenuità disarmante che solo un gruppo di teen-ager convinti di saper vivere la vita sa avere. Gli adulti sono solo una presenza accennata in lontananza, la madre di Telly, uno storpio senza gambe che chiede l’elemosina cantando e sorridendo, un tassista convinto che l’unico modo per essere felici sia non pensare mai (non è forse anche l’immobilità intellettuale un modo di drogarsi?), un’infermiera che con fare bonario e sorriso permissivo rimprovera le ragazze che non usano protezioni.

Il regista rinuncia quasi completamente a un facile stratagemma spesso utilizzato in questo tipo di film,  la voce narrante, che di solito sta lì ad esprime i pensieri più interiori del protagonista, dissociandolo in qualche modo dal suo comportamento su schermo. Qui non c’è bisogno di una voce fuori campo, i pensieri di Telly corrispondono perfettamente alle sue azioni. E quando alla fine, sentiamo finalmente i suoi pensieri, ci dicono semplicemente che “quando sei giovane, hai una specie di chiodo fisso. Quando vai a dormire, sogni le donne, quando ti svegli anche”. Semplice, ingenuo, forse stupido, forse intelligente, forse vero, forse falso. Ma semplice. È probabilmente questa la cosa che sconvolge di più in questo film, la semplicità. I protagonisti e gli spettatori sono lasciati totalmente a loro stessi. Da vedere, se non si ha paura di confrontarsi con la dolorosa e ironica piattezza dell’esistenza.

Tomas Mascali