Pubblicato il: 22 Settembre, 2009

L’università della Vita

ernestoErnesto Bustio il mondo l’ha girato. Sorridendo sotto la barba bianca dice che ha seguito un corso presso la celebre e spesso poco accreditata Università della Vita. Laureato a pieni voti, indubbiamente. Ernesto è un prete operaio. Non veste la tunica nera, ma una camicia andina oggi. E’ uno di quelli che hanno fatto una rivoluzione interna alla Chiesa e hanno deciso di lavorare oltre che a predicare. Perché per costruire il paradiso a volte bisogna anche rimboccarsi le maniche. In “premio” gli venne affidata una parrocchia sui Picos de Europa. Un’unica strada percorribile, un dislivello di più di un chilometro in poco. Comprò un asino per far la spola. Poi decise di iscriversi all’università. Con una vecchia Range Rover partì dalla Spagna per attraversare Penisola Iberica, Francia e Italia. Lavorando come muratore, agricoltore. Sempre lavori di fatica. Poi l’Africa, e dal Senegal su un peschereccio pirata  – dove lavorò quasi come schiavo – conquistò il Sudamerica dove ha finanziato il suo viaggio facendo il minatore, come quelli immortalati da Salgado. Stesso lavoro duro. Stessa speranza. 27 mesi che poi si sono protratti in numerosi altri viaggi in tutto il mondo. A testimonianza più di 800 mila foto e centinaia di ore di filmato che sono state recentemente acquisite dall’Università di Santander come patrimonio culturale per lo studio e la comprensione del Terzo Mondo e delle differenti Culture. Una biblioteca personale che conta numerosissimi volumi collezionati nei posti più incredibili. Un museo allestito nella sala da pranzo vicino al focolare. Oggi è parroco di Guemes e gestisce El Cagigal, rifugio per viaggiatori nel barrio Gargollo nel comune di Guemes, poco distante da Santander. Un’accoglienza incredibile, sempre aperto. Le cose sorprendenti sono due. Ernesto non vi parlerà mai di Dio ne proverà a coinvolgervi in momenti di preghiera o in celebrazioni. Se volete la chiesa è poco distante. Nel rifugio si parla di solidarietà, logiche equosolidali, viaggi ed esperienze di vita. Riassumibile con: per conoscere e amare Dio, prima devi conoscere e amare le persone. La seconda è che non si paga. O meglio, non c’è una quota. Si da quel che si può secondo le proprie possibilità e la propria coscienza. Altri viaggiatori mangeranno grazie al tuo contributo il giorno seguente. Personale rigorosamente volontario e multietnico. Un clima di festa in famiglia, si pranza, cena, e si fa colazione tutti attorno al tavolo, si parla. Poi attorno al fuoco o sui divani finché il sonno non ha la meglio. Ernesto indubbiamente è l’anfitrione, la figura carismatica attorno a cui ruota tutto. La paura è che dopo lui tutto possa dissolversi in un niente, ma su questo lui ha una risposta sicura. No, dice, lo si legge negli occhi e nel sorriso di tutti quelli che hanno prestato servizio a El Cagigal.

Luca Colnaghi

Displaying 1 Commento
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  1. kiara ha detto:

    Luca, leggo ora, al ritorno da una settimana passata a Guemes, il tuo articolo su Ernesto. Pensa che in settembre 2009 sono passata come pellegrina dal Cagical il 21 di settembre, il giorno prima del quale hai scritto queste righe. In questi giorni ho incontrato molte persone, e tutti quando passano di lì sentono il bisogno di una vita diversa, assaporano il buon gusto della solidarietà, dell’accoglienza senza pregiudizi e senza timori. Ernesto non ha paura di andare incontro alle persone, non ha paura che nessuno gli rubi niente, è interessato per davvero alla storia di ognuno che passa di lì. Hai scritto un articolo sobrio, che rispecchia alla perfezione Ernesto e Guemes. Ho già voglia di tornare lì

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