- Lo Schiaffo - https://www.loschiaffo.org -

La diversità che spaventa

Viviamo in un mondo occidentale che ama definirsi democratico, tollerante, egualitario. Eppure, sullo sfondo di un multiculturalismo dilagante, figlio di fenomeni migratori ai massimi storici, aumenta e impera sempre più la paura di chi, per lingua, religione, cultura, origine, è “diverso”. A volte, inconscia e repressa; altre, esplicita e violenta: in un modo o nell’altro, sempre, spaventosamente presente. Ci si guarda intorno e ci si accorge di essere immersi fino al collo in una realtà tremendamente ipocrita. “Razzista, io ? Non di certo!” ci sentiamo ripetere da chi accenna, con celato orgoglio, ad un atteggiamento di disprezzo del “diverso”. Ci si illude di non esserlo, per reprimerne la sensazione, per sfuggire al giudizio severo di una società perbenista, eppure anch’essa nutrita di falsità. C’è un disprezzo del “diverso” che risiede e irrompe nei tanti piccoli atti del nostro quotidiano, una forma di intolleranza inconscia, ma ugualmente pungente. Quella del XXI secolo è soprattutto una xenofobia che vive nel nostro linguaggio, nel modo di relazionarci con chi proviene da un’altra realtà. Ma non solo. C’è anche una paura dello straniero che porta ad agire al di fuori di ogni morale, con atti estremi, di sconvolgente crudeltà. Poi, quando ben poco si muove di fronte a governi che, tra giri di parole e leggi così sfacciatamente antidemocratiche, sembrano alimentare segretamente quel  “disprezzo dello straniero”, qualcosa, forse, comincia a non andare. In Italia, gli eventi degli ultimi giorni, sembrano essere diventati la voce altisonante di un razzismo che, in realtà, non è mai scomparso dalle coscienze. Sconvolti, o forse semplicemente straniati, ci troviamo di fronte ad episodi come quelli di ragazzi che “per scherzo” o “per noia” si divertono a dar fuoco ad immigrati, a manifestazioni e proteste apertamente razziste, inconcepibili nel 2009 in un Paese dell’UE che, almeno formalmente, si dichiara rispettoso e garante di ogni “diversità”.

Ma cosa c’è allora dietro tutto questo? Forse semplicemente un crescente senso di insicurezza legato ad una generalizzazione arbitraria che individua – spesso e volentieri – nello “straniero” l’origine principale degli sconvolgenti episodi di violenza, aggressioni, criminalità e quant’altro abbia caratterizzato la cronaca degli ultimi anni. Come se il male, fosse solo un’invenzione del “diverso”. In più, come se tutto questo non bastasse, non mancano mai le occasioni per fomentare, in una società occidentale troppo spesso acritica, sentimenti di intolleranza, disprezzo e repulsione nei confronti di ciò che non rientra nell’etichetta “occidentale”. Tra le ultime vergognose mosse, quella del deputato dell’estrema destra olandese Geert Wilders, autore del documentario “Fitna” (dall’arabo: “scontro”,”discordia”), dai forti contenuti anti-islamici che offendono il Corano e feriscono i musulmani. Per alcuni, come l’intellettuale olandese Ian Buruma, si tratterebbe ancora una volta di “una provocazione che cerca lo scontro e vuole aizzare le frange islamiche più estremiste”; per altri, dell’effetto di un multiculturalismo che spaventa. Un multiculturalismo nel quale, purtroppo, non si riesce più a cogliere l’incredibile ricchezza che scaturisce dalla “diversità”.

Francesca Licitra