La Fabbrica della massificazione
L’individualismo, si sa, è sempre più minacciato. Constatazione, questa, che corrisponde sempre più alla realtà che ci circonda. Dal vestiario, all’alimentazione, dal comportamento al modo di pensare, non c’è ambito in cui non prevalga l’elemento della massificazione. La prima a subire delle delimitazioni è l’unicità della persona, o più precisamente, l’unicità della personalità di ciascun individuo. La massificazione sta sempre più trasformandosi in omologazione: i giovani tendono ad uniformarsi tra loro senza lasciar emergere alcun tratto distintivo; la televisione propone vari programmi che tendono sempre più a somigliarsi, alla stregua di plagi deformati. La cultura assume allora le sembianze di un’enorme fabbrica, all’interno della quale i prodotti realizzati sono caratterizzati dall’identicità. Ed anche noi non siamo altro che dei prodotti industriali in serie, che pensano secondo quanto detta la grande industria. Ogni individuo, qualcuno dice, dovrebbe poter scegliere in base ai propri parametri, al proprio modo di vedere il mondo. Ma questo è un pensiero controcorrente, senza coro, una nota stonata. La fabbrica intanto continua a realizzare i suoi inesauribili prodotti… Peccato che ogni tanto ne spuntino alcuni mal riusciti, sui quali non è possibile porre la comune etichetta…Peccato che su questi prodotti non sia possibile sopprimere quella natura ‘avariata’ che si chiama coscienza…
Sonia Abrasco
Il problema non è quello di essere coerenti tra ciò che si scrive e il proprio modo di vivere, si può praticare una protesta contro l’omologazione e poi avere di tanto in tanto un vestiario firmato, non soffermiamoci su questi aspetti così banali, per omologazione si intende il pensare tutti allo stesso modo, il dover fare le stesse identiche cose solo perché si fa così e in nulla essere degli individui con una propria personalità. E’ il movente quello che va considerato, perché io posso anche portare un paio di jeans firmati ma poi magari sono impegnata nel sociale e lotto per le cause dei più deboli o per le cause giuste, ed è stupido quindi essere condannata solo perché ho indossato un paio di pantaloni firmati. Dove sta scritto che se professo la libertà di essere e di pensare in modo personale devo dare tutto ai poveri e annientare il mio stile come ha fatto S. Francesco? Discorso differente invece per la chiesa (ma questo lo si può trattare in riferimento all’altro articolo presente in homepage).
PS: auguri a Konkiglia per la sua ricerca…A proposito, ci spieghi esattamente qual è l’oggetto dei tuoi studi e l’impostazione che ne hai dato? Se ti siamo stati d’aiuto, in un certo senso, il minimo per ringraziarci è spiegarcelo no? ;)
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Condivido il pensiero di chi ha scritto il pezzo e condivido anche quello che ha detto Konkiglia visto che delle volte i fatti non seguono le parole specie nelle forme di protesta. Personalmente e per quanto ci si possa credere io non ho mai indossato un paio di Nike nè bevuto coca cola nella mia giovane esistenza; questo per citare solo alcune delle mie proteste contro le Multinazionali.
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concordo perfettamente con quanto letto.mi kiedo però se rispondete alla moda del “critico tutto e sono anticonformista” e indosso nike perkè mi piace.spero ke ciò ke ho letto venga accompagnato da un adeguato stile di vita. grazie per il contributo ke questo sito ha dato alla mia ricerca catechistica.
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