Pubblicato il: 26 Gennaio, 2010

La Lega che divide

C’è tanta delusione nelle parole di Mostapha Gujedar, immigrato regolare, marocchino di Casablanca in Italia da quindici anni. Vive in un piccolo paese della provincia catanese e si guadagna da vivere facendo il venditore ambulante. Ormai ha conquistato la fiducia e il rispetto di tutti tanto da considerarsi uno di loro. La sua famiglia è composta da cinque persone, ma solo quattro (la moglie e due figli) hanno vissuto con lui con continuità mentre il terzo figlio di 15 anni, Anas, è in Italia da Maggio scorso. A causa della lentezza della burocrazia italiana al ragazzo, purtroppo, la residenza è stata notificata solo a Dicembre 2009. Per questo motivo Anas, ottimo centrocampista, non può giocare con la squadra del paese, l’Atletico Militello (Prima Categoria, girone F) perché la Federazione Italiana Giuoco Calcio di Roma gli ha rifiutato il tesseramento. E’ in Italia da meno di un anno e questo, in base alle N.O.I.F. (Norme Organizzative Interne Federazione) non gli consente di potersi tesserare con una società sportiva come dilettante (la norma non vale infatti per le categorie dalla serie D in su). L’art. 40 (limitazioni del tesseramento dei calciatori) al punto 11 ammette il tesseramento dei giocatori extracomunitari, a patto che posseggano “la residenza o il permesso di soggiorno per un periodo non inferiore ad un anno o che comunque sia valido per l’intero periodo di tesseramento. La residenza e il permesso di soggiorno devono risultare nel Comune sede della società, o in Comune della stessa Provincia o di Provincia limitrofa”. Anas dovrà aspettare un altro anno per vedere il suo sogno realizzarsi e chissà che nel frattempo la Lega Calcio non riveda questa norma che più che unire, primo scopo dello sport, divide e lascia l’amaro in bocca.

Giuseppina Cuccia

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