La lotta dei (e tra) Precari
I docenti precari continuano a subire gli effetti di quella che rappresenta una vera e propria umiliazione inferta in questi anni da una classe dirigente poco capace di risolvere concretamente l’ingarbugliata situazione in cui vige la Scuola. Dopo quelli della Gelmini, anche i propositi del Ministro Profumo, comunicati in questi giorni attraverso i media, hanno messo in allarme tutti i docenti, abilitati e non abilitati (‘vissuti’ e sopravvissuti).
L’ultimo concorso per occupare posti di ruolo nella scuola risale al 1999-2000; dopo ben 13 anni ne viene oggi comunicato un altro, con caratteri e requisiti a dir poco discutibili.
Il Concorso tanto atteso, di cui parla il Ministro Profumo (ma su cui deve ancora uscire il relativo decreto), dovrebbe prevedere la partecipazione dei soli docenti abilitati, discriminazione grave ed inspiegabile di per sé, se non fosse che il concorso per abilitati è prima di tutto un non-senso. Secondo quale logica chi ha superato precedentemente un concorso è ora costretto a doverne superare un altro? O per quale motivo dovrebbe vedersi superato da un neolaureato?
Un déjà vu, tuttavia, legato ad anni fa, quando centinaia e centinaia di neo-laureati superando ancora una volta dei quiz, hanno scavalcato coloro che da anni insegnavano nella scuola. La storia si ripete.
Sarebbe molto più logico, quindi, in questo momento storico, porre delle differenze, prima di tutto, tra gli stessi non abilitati, distinguendo tra coloro che insegnano da diversi anni nella scuola e chi invece è appena uscito dalle università. Tra chi ha per anni fatto esperienza sul campo, conseguito titoli (non cumulo di corsi, ma titoli) e chi invece è alle prime armi.
I precari si chiedono cosa intenda fare il Ministro Profumo per tutti gli insegnanti esclusi dai TFA ordinari, che si ritrovano senza traguardi pur avendo, oltre a titoli seri, anni di esperienza e una quantità elevata di giorni di servizio.
Tolta l’occasione dei TFA ordinari, cosa verrà riservato ai docenti che, pur se con 600-700 giorni di supplenza, non rientrano nei 3 anni (poiché non suddivisi in 180 giorni per ogni anno scolastico) come il Ministro Profumo ha indicato al fine di permettere l’accesso ai TFA speciali?
Quale percorso pensa di offrire a questa categoria di docenti esclusi inevitabilmente da questo attuale sistema di reclutamento?
Perché in Italia ad un certo punto è subentrata la politica dei quiz come sistema selettivo, quando in paesi come la Svizzera l’abilitazione viene conseguita sulla base di titoli e di un approfondimento didattico e contenutistico delle discipline (e solo di queste) di effettivo insegnamento, o come in Francia con un concorso specifico, ma senza quiz selettivi di sorta?
Perché solo nel 2005 è stato consentito, con il DM n. 85 del 18 novembre, l’accesso diretto al corso abilitante ai docenti che avessero 360 giorni di servizio alle spalle, per poi non dare più (per ben 13 anni!) questa possibilità ad altri docenti?
Per contro per anni in Italia si è lasciato che molti docenti insegnassero sostegno pur non avendone le competenze, eppure quei giorni cumulati oggi potranno essere valutati costituendo i famigerati 3 anni necessari come requisito per i TFA Speciali, mentre a coloro che hanno sempre insegnato nelle proprie classi di concorso, raggiungendo un numero di giorni elevato, ma non distribuito nei 180 giorni per anno, non sarà permesso l’accesso ad alcun corso speciale abilitante. Ignoriamo quale possa essere la validità di questo tipo di preferenza.
Come si può permettere che in Italia ci siano docenti che da anni lavorano nella scuole che non saranno nemmeno presi in considerazione? Il merito e la qualità dell’insegnante si basano sul serio sul superamento, a caso, di quiz (criticati persino da esperti filologi) e su giorni consecutivi anche in classi di concorso che non rientrano nelle competenze del docente?
Basterebbe il buon senso per far capire che un sistema di reclutamento basato su questi parametri è poco equo ed efficace ai fini di un miglioramento della qualità della Scuola.
Sarebbe più sensato, inoltre, stabilire che chi ha scelto la strada del sostegno optasse poi per l’abilitazione al sostegno, altrimenti rinunciare al trasferimento del punteggio o dei giorni da una classe non pertinente alla reale classe di competenza. L’esperienza deve coincidere con la competenza, l’una e l’altra sono inscindibili.
Quello che, pertanto, i precari chiedono al Ministro Profumo è un progetto concreto, che rispetti la condizione di tutti: un percorso abilitante di accesso diretto per i non abilitati che hanno lavorato per più di 360 giorni, senza tener conto del limite insensato ed ingiusto dei 180 giorni per anno scolastico; l’immissione in ruolo degli abilitati, senza ulteriori concorsi di sorta e ‘un diritto di precedenza’ dei non abilitati ‘veterani’ al TFA speciale o altro corso abilitante e/o al ruolo (dopo l’abilitazione) rispetto ai neolaureati o a chi non ha mai avuto un’esperienza pari ad almeno 360 giorni di servizio.
Sarebbe un progetto fatto in piena coscienza ed equità: il minimo che un Ministro possa fare per i lavoratori del proprio Paese.
E’ l’ultimo colpo di coda da parte di chi è stanco di lavorare senza costruire nulla, un ultimo colpo di coda necessario da parte di chi ha dato e continua a dare tanto a questa tormentata Italia.
Sabina Corsaro