La Musa dell’Eidos
La Musa dell’Eidos è ispirazione ad accorgersi della natura interna delle cose; è ispirazione ad accostarsi all’idea, all’immagine, alla forma, ricercandone il nucleo interno ed invisibile, attraverso il confronto magnificante del nostro vissuto percettivo. Lo scambio visivo è gravido di tematiche ed aspettative ed è spazio privilegiato, che crea momenti emozionali di riflessione. La dimensione di percezione e fruizione estetica contempla un sentire di coscienza e conoscenza, che apre al chiasmo epistemico di interconnessione tra emozione e immaginazione, cognizione e trasformazione, in grado di promuovere una ricerca inventiva di significato. I contenuti di tutta una realtà suggestiva immaginativa ed espressiva innescano un allargamento di spazi poietici e trasformativi, mezzo ambiente fertile di crossoveraggi e sperimentazioni fra i campi di arti magistrali. In questo quadro risalta il ruolo e l’affermazione della foto-poesia, la quale non è fotografia affiancata a poesia o viceversa, bensì appunto fotopoesia, che si propone e scommette come un tutt’uno espressivo. A livello fotopoetico l’immagine fotografica è significativamente “dentro” la poesia o, allo stesso modo, la poesia è “dentro” l’immagine fotografica. L’integrazione delle due arti si muove, oltre che sul piano percettivo, anche in quello dello stile e del significato, nell’avvincente impegno di armonizzare al meglio lo “scattare-guardare foto” con lo “scrivere-leggere la poesia”.
La Musa dell’Eidos nella sua estrinsecazione puntuale mostra tutto un viaggio di incontri, confronto e riscontro nella possibilità che hanno le arti visive di trasmettere transazioni, messaggi, contenuti significanti e di modale rilevanza estetica. Al giorno d’oggi l’arte è passata, in diverse modalità d’esperienza, ovunque nella realtà. È nei musei, nelle gallerie, ma altrettanto è sui muri, nelle strade, nei detriti, pure nella banalità di ogni cosa odiernamente sacralizzata senza altra forma di procedimento. Se nell’evoluzione considerata della realtà storica l’estetizzazione del mondo appare totale, pure appare condivisibile ed utilmente applicato quel merito di contesto che filtri e ponga in rilievo l’esperienza espressiva e l’impronta creativa individuale ed unica d’ogni persona, il cui essere artista si schiude ad ampie aree di esplorazione interiore e si congiunge all’assunto d’accadimento artistico. Ciò ha valore per l’intrinseca capacità di perfezionare la mente e la sensibilità oltre e più che per i suoi prodotti finali. Inoltre il diporto d’assunto è amplificato in applicazioni di laboratorio integrato, dove le emozioni culturalmente indotte incontrano un progetto e percorso di socializzazione.
Gli intenti di conoscenza trasmessa e percepita, che sublima in autocoscienza, si embricano in una dimensione di ricerca e dialogo di basica e pur alta carica culturale, condivisa nella metodologia con tratti, complessioni e luoghi di bellezza e normalità, avendone una risposta di normalità e bellezza, producendo eco di vissuto e rinnovate forme e traiettorie di significato.
Giovanni Sollima