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La particella di dio

Un po’ dimenticata dalla carta stampata e dalla televisione, la particella di Dio sembra essere la grande protagonista di alcuni blog specializzati in rete. Ovviamente specializzati in pettegolezzi scientifici o presunti tali. Resta il fatto che il Large Hadron Collinder, il superacceleratore di particelle del Cern di Ginevra, ritorna a far parlare di sé dopo il fallimento del suo varo con un nuovo record, questa volta nella produzione d’energia, toccando quota 1.180 miliardi di elettronvolt (1,18 TeV). Il record precedente, datato 2001, era di “solo” 0.98 TeV e ad opera del Fermilab di Chicago, che del Cern è storico rivale. Insomma, Dan Brown ne ha da scrivere ancora per un po’ volendo buttarsi nella commistione di generi tra scienza e religione. La fantascienza insomma. E poi non dimentichiamoci che l’acceleratore LHC è anche un successo italiano dato che l’Italia ha fornito il 15% della macchina e 600 fisici tra cui i ricercatori  Guido Tonelli e Fabiola Gianotti e lo stesso direttore di ricerca del Cern, Sergio Bertolucci.

Vita veloce, come quella che poi ci si ritrova a vivere nelle singole esistenze. Certo, fa sorridere l’esito della ricerca conclusa dalle università A&M del Texas, da Yale e Stanford: le prime forme di vita sulla Terra potrebbero essersi sviluppate più rapidamente di quanto pensato finora. Certo, non il record stacanovista dei sette giorni biblici, però molto meno dell’epopea immaginata per decenni sui banchi di ricerca. I ricercatori esaminando rocce provenienti da Buck Reef Chert in SudAfrica, le più antiche mai scoperte con i loro 3,4 miliardi d’anni d’età, avrebbero capito che questi preziosissimi reperti sarebbero stati a contatto con acque di almeno 50 gradi più fresche di quanto pensato prima. Il che vuol dire che i nostri batterici antenati si sarebbero sviluppati in condizioni ambientali più favorevoli. Terme naturali da 169 gradi che avrebbero favorito la vita.

E qualche confort lo si è scoperto anche in merito alla nascita delle galassie. Il soffio vitale, l’alito di Dio, sarebbe un potente raggio che parte da un quasar, oggetto simile ad una stella ma molto più luminoso. Il risultato, secondo la rivista Astronomy&Astrophysics che ha pubblicato recentemente i risultati della ricerca condotta da un gruppo europeo formato da francesi, tedeschi del max Planch Institute e scienziati belgi, sarebbe la nascita di alcune galassie. Alcune, non tutte. Perché la natura si diverte a creare la vita in maniera differente. La scoperta e’ stata fatta osservando il comportamento di un quasar scoperto nel 2005 che si trova a 5 miliardi di anni luce dalla Terra.

Ebbene, per chi volesse seguire costantemente gli studi postbiblici sul dio sintetico del Cern, finalmente è disponibile un sito tutto italiano dedicato al LHC ginevrino [1]. Foto, video, comunicati stampa. Tutto sulla palestra di crash test più cool del momento: 27 chilometri di superacceleratore in cui riscoprire Dio.

Luca Colnaghi