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“La paura” di Pippo Delbono

Domenica 15 marzo Delbono lascerà Catania dopo aver turbato (alcuni) ed emozionato (altri) con lo spettacolo La menzogna. L’undici marzo alle 20.30 al cinema Ariston, Pippo Delbono ha introdotto La paura, un film girato unicamente con un telefono cellulare e presentato al Festival di Locarno 2009: interamente a zero budget, nasce dalla proposta che Pippo Delbono ha avuto a Parigi, dal Poker Film Festival (dedicato a film girati esclusivamente con telefoni cellulari): lì, da tre anni, studiano un nuovo modo di fare cinema. Nonostante i dubbi iniziali, Delbono si è lasciato andare a questa nuova esperienza. In certi momenti le immagini hanno la qualità di una pellicola, in altri la grana è più grossa e si distinguono i pixel ma, attraverso questa forma, dice Delbono, “si può raccontare uno stato dell’anima, perché in questo modo si ha un vero punto di vista non mascherato da una falsa oggettività”. “Il film parla di questo paese, ormai l’avete capito, non voglio raccontare la storiellina, ma cerco di cogliere le immagini di un paese che è profondamente ferito, profondamente malato”. La cineteca di Bologna insieme alle cineteca francese e alla cineteca svizzera, ha  deciso di passare questo film in 35 mm: ed è la prima volta che un film girato con un telefono cellulare, viene passato in pellicola. Catania è la seconda città, dopo Bologna, a proiettare il film in pellicola. Delbono fa un accenno alla nostra città, che con incontri all’università e impegni vari, l’ha sfinito: sostiene che Catania è splendida e terribile, composta da persone assolutamente fantastiche e calorose e da altre che sono l’esatto contrario. A tal proposito Delbono è rimasto sorpreso negativamente dal direttore artistico del Teatro Stabile, Giuseppe Dipasquale, e dalla mancata accoglienza della compagnia, al contrario di quanto si usa fare per gentilezza e disponibilità. Senza intervallo, il film è breve, ci immergiamo in un susseguirsi pittoresco e poetico di immagini, che a volte commuovono, a volte imbarazzano e indignano e più in fondo, suscitano un senso di morboso e sporco malessere e un’istintiva vergogna di noi stessi e del paese in cui viviamo. Attraverso un telefono cellulare squarci di verità che non sempre arrivano a noi attraverso gli altri canali di comunicazione, vengono proiettati in uno schermo, al cinema.

Elena Minissale