Pubblicato il: 3 Ottobre, 2008

La siccità teatrale

Due anni fa usciva di scena una delle realtà teatrali più solide ed innovative di Catania, chiudeva Camera Teatro Studio, sala teatrale del Centro Teatrale Siciliano, residenza artistica della compagnia Gruppo Iarba. La chiusura, annunciata pubblicamente a marzo del 2006 dal direttore artistico della compagnia, Nino Romeo, spiazzò il pubblico più vario suscitando azioni più risolute quali la raccolta di firme per dire no, ed un’assemblea in maggio dello stesso anno presso l’assessorato alla cultura del comune di Catania. All’epoca Nino Romeo che espresse il suo rammarico e la sua rabbia verso l’allora assessore alla cultura della Regione siciliana (per una notevole riduzione delle sovvenzioni destinate al teatro professionale) attraverso una lettera aperta indirizzata allo stesso, nutriva poche speranze su una possibile inversione di marcia a proposito della mancanza di fiducia alle proposte innovative in ambito artistico e culturale accordata dal comune al suo centro ed in generale al settore in questione.

Nella lettera Nino Romeo grida non solo la sua delusione per questa mancanza di fiducia vitale all’arte, di qualsiasi settore artistico si parli, ma della mancanza di “attenzione economica” verso quello che si potrebbe considerare uno dei padri fondatori della cultura: il teatro. La rabbia più grande è che la  cultura teatrale dovrebbe appartenere a tutti, essendo una delle “res publica” per eccellenza ma evidentemente in questo caso la cosa mia, tua,sua, non è più cosa nostra… non è più cosa…e basta e lo sconforto coinvolge tutti i sensi quando si viene a sapere che Catania è una delle poche città, forse l’unica a non riconoscere come PATRIMONIO CULTURALE eventi teatrali di alto livello qualitativo. In fondo era questo il CTS, un laboratorio generatore nella finzione di realtà: è così che il teatro contemporaneo mostra le facce della verità sociale. Talvolta mettendo in scena il senso di abbandono che la nostra società attraversa, lo stesso abbandono nel quale si è trovato  il CTS di Nino Romeo.  C’è da sottolineare un paradosso; allora la chiusura fu preceduta da un periodo proficuo con lo spettacolo “post mortem” scritto dallo stesso regista Romeo. Ma a Catania non vale il detto “cavallo vincente  non si cambia?”.

Graziella Grisiglione

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