Pubblicato il: 6 Ottobre, 2009

La storia dimenticata

La storia dimenticataInaugurato dall’imperatore Adriano nel II secolo d.C., il Teatro Romano è, unitamente all’arco di Traiano, il simbolo storico della città di Benevento. O almeno lo era! Perché oggi, purtroppo, da simbolo storico è diventato simbolo del degrado e del disinteresse per il passato e per i patrimoni artistici. Storia? Ricordi? Patrimonio? Turismo? A giudicare dallo stato in cui versa il teatro, a nessuno interessa tutto ciò. Ciò che rimane di questo monumento, rappresenta una testimonianza di architettura romana, nel cuore della città, nella zona tra Port’Arsa e il Duomo, nelle vicinanze del cardo maximus, la via principale dell’impianto urbanistico romano.

Mi avvio verso la biglietteria, segnalata da un cartello arrugginito: il costo del ticket è di 2 euro, anche se sul biglietto il prezzo è ancora stampato in lire. Attendo una guida che mi accompagni. Attesa rilevatasi ben presto vana. Allora mi incammino solitario verso l’interno del teatro, ma noto subito che l’ingresso è sbarrato da diverse transenne che impediscono l’accesso con una scritta che ammonisce: “divieto di accesso ai non addetti ai lavori”. Peccato che sono le 16:00 e di operai a lavoro non se ne vedono. Praticamente mi hanno fatto pagare il biglietto, ma il teatro è possibile visitarlo solo esternamente, senza possibilità di osservare da vicino la cavea o il palcoscenico. Il teatro sembra deserto e allora, nonostante i divieti, la tentazione di violare il monito diventa insopprimibile. E così supero le transenne e mi avvio verso il centro del teatro, lì dove un tempo era collocato il palcoscenico. Oggi c’è un palco, lasciato lì nell’incuria, sottoposto all’erosione degli agenti atmosferici che lo hanno reso inutilizzabile e incalpestabile. Ci sono erbacce e piante rampicanti dappertutto: la cavea e le sue gradinate ne sono completamente avvolte. Nel viale che porta all’uscita ci sono statue e resti vari di colonne romane accatastate alla rinfusa su entrambi i lati: sono sculture risalenti al IV secolo d.C. che vengono lasciate lì, senza che nessuno se ne occupi, senza nessuna possibilità di esser valorizzate. Di fianco a queste statue, trovo due mosaici: sono di tipo battuto, formati da piccole tessere distanziate tra di loro al fine di comporre, con scrupolosa dovizia di particolari, motivi vegetali e animali. Ebbene, questi mosaici sono completamente invasi da erba e da escrementi di uccelli.

Concluso il mio tour, mi avvio all’uscita, consapevole di non aver passato una giornata felice: è triste constatare come una testimonianza storica di tale importanza, anche nazionale, sia condannata al degrado e all’incuria totale, con notevole danno per quei cittadini nostalgici di una storia gloriosa che, però, non posso fare altro che immaginarsela e godersela attraverso libri e fotografie che rievochino una memoria incancellabile che contiene passato e futuro.

Massimiliano Mogavero

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