Pubblicato il: 22 Settembre, 2010

La variabile “dignità” di Antonio Condorelli

– Oggi sei direttore di un giornale, ma com’è iniziata la tua carriera giornalistica e come sei arrivato a Report?

«Mi è sempre piaciuto scrivere e mio padre mi ha incoraggiato; ho fatto quello che fanno tutti i giovani che vogliono intraprendere questa carriera, ho fatto il giro delle varie testate catanesi e ho mandato il mio allora scarno curriculum ovunque. Solo Pitrolino e Cantarella di Paesi Etnei Oggi mi hanno accolto ed è iniziato così un percorso che ovviamente ancora non reputo concluso. Poi ho iniziato a collaborare con il Quotidiano di Sicilia e ho incontrato Agostino Laudani, un personaggio per me molto importante, serissimo giornalista, persona di spessore; devo ringraziare loro, che mi hanno concesso il giusto spazio per potermi occupare di ciò che mi piace. Qualche tempo dopo, accumulando pian piano i documenti, ho proposto il servizio su Catania a Report e mi sono trovato di fronte Ranucci. Ogni singolo giorno di questo mio cammino è stato una scommessa, perché il sistema ti mette in ginocchio…»

– A tal proposito, volevo chiederti: qual è il prezzo da pagare per fare giornalismo “scomodo” e mantenere la propria libertà?

«È possibile calcolare questo costo con una sorta di formula aritmetica: esiste la variabile dignità e la variabile economica. Bisogna scendere a compromessi con sé stessi e decidere su quale variabile puntare il baricentro. Io ho optato per la dignità, e ti dico che chi non fa questa scelta entra nel tunnel dello sfruttamento fatto di pagamenti di 3€ ad articolo o di impieghi indiretti come addetti stampa».

– Sei d’accordo con l’appello provocatorio a non comprare né leggere La Sicilia?

«Assolutamente no. Non ho una visione integralista dell’informazione, anzi la gente dovrebbe avere la possibilità di leggere tutto e farsi un’opinione. Il problema è che avviene un bombardamento mediatico che ostacola di fatto la libertà di poter scegliere. Dirò di più: La Sicilia va letta e analizzata molto accuratamente».

– Riccardo Orioles ha recentemente salutato con entusiasmo il tuo giornale, perché per la prima volta “degli imprenditori catanesi si son tirati su mutande e brache e hanno timidamente iniziato a fare il loro mestiere.” Com’è successo che degli imprenditori puliti abbiano deciso di mettersi in gioco?

«Intanto perché contrariamente a quanto si pensa, i costi di realizzazione di un progetto del genere sono davvero bassi, gli imprenditori hanno semplicemente scelto di investire sull’editoria e non hanno sudditanze di nessun tipo. Voglio però aggiungere che è fondamentale sottolineare il prezioso e difficile lavoro fatto da Orioles e da tutti i giornali indipendenti che costituiscono una realtà importante a Catania».

Ornella Balsamo

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