Pubblicato il: 27 Marzo, 2009

[Ciclo librerie]Le ceneri del ’68: libreria La Cultura

la-cultura_ornellabalsamoI ragazzi del ’68 indossavano vestiti logori e cenciosi, pagavano a rate, ma non rinunciavano ai libri e ai giornali.. li portavano orgogliosamente sottobraccio, li leggevano, li commentavano, li amavano. I ragazzi catanesi, durante il ’68, andavano spesso alla libreria La Cultura, dove potevano trovare anche riviste, pubblicazioni di sinistra, libelli politici. I ragazzi che vissero la rivoluzione culturale iniziarono però a lavorare e a metter su famiglia.. durante gli anni più psichedelici e spensierati erano stati i loro genitori benestanti, quelli contro i quali si ribellavano, a mantenerli; ma in seguito, questi ragazzi hanno iniziato a lavorare, e forse non hanno più avuto il tempo di insegnare ai loro figli che leggere è sacro e bello, o forse non hanno voluto imporre loro una rigida educazione, lasciandoli liberi come loro avrebbero voluto essere; e qualcosa è andato storto. E così, a partire dagli anni ’80 e sempre più in seguito, i bambini e i ragazzi e gli studenti hanno smesso di entrare in libreria, comprare libri, studiare con dedizione, leggere con interesse. La crisi economica, la spietata concorrenza dei megastore di libri, la comoda alternativa delle fotocopie, ma soprattutto il computer hanno decretato la morte delle librerie indipendenti, anche di quelle che hanno vissuto la storia. Questa è la favola triste che ci viene raccontata dal titolare della libreria La Cultura, Carmelo Volpe, un signore di poche parole, ammutolito dalla decadenza dei tempi recenti. Ci racconta di come attorno alla libreria, nata nel 1966, orbitassero esponenti e simpatizzanti della sinistra, ma anche intellettuali dello spessore di Sciascia e Bufalino; allora si vendeva bene. Dopo, l’abisso: i libri rimangono soli, non toccati, non conosciuti, l’apatia dilaga. Chiediamo quali siano i nemici della Cultura; Volpe ci spiega che le fotocopie, risposta inevitabile alle esagerazioni degli editori nei testi scolastici, hanno giocato un ruolo importante e che le librerie in franchising, con i loro sconti facili e con i best seller sempre in bella mostra, ondeggiano come spade di Damocle sulla sorte delle librerie indipendenti, che avrebbero bisogno del sostegno statale per fronteggiare la loro concorrenza; ma soprattutto, la rovina delle librerie è stata causata dal computer: non solo perché internet, rendendo accessibili informazioni su un autore se non addirittura interi libri, scoraggia lo studente medio a fare uso del libro, ma soprattutto perché, grazie ai database, i commessi dei megastore possono servire la clientela, trovando la collocazione di qualsiasi volume, pur non avendo la minima cognizione dell’autore in questione o del genere letterario pertinente. Lavorare in queste librerie diventa quindi un’attività appetibile, che non richiede particolari conoscenze, e grazie all’ampia offerta di lavoro esse hanno potuto prosperare; e invece il futuro della cultura è plumbeo.

Ornella Balsamo

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