- Lo Schiaffo - https://www.loschiaffo.org -

Le due vite di Elsa

Elsa vive a Roma, negli anni del fascismo. Balbetta e soffre di crisi di nervi: caratteristiche che una ragazza come lei, appartenente ad una famiglia ricca e conosciuta della città, non dovrebbe possedere. Suo padre decide così di farle recitare la parte di Anita Garibaldi in un’opera teatrale, di dubbio valore artistico, affinché possa superare il problema della balbuzie.  Elsa, anima combattuta e fragile, trova proprio nel personaggio di Anita, forte e valoroso, un modo per evadere dalla gabbia dorata in cui è rinchiusa e vagare nel mondo che lei sente appartenerle. Ma il legame che avverte con la sua eroina, la vita che le appare in sogno, così reale e intensa, non si addicono a ciò che suo padre e sua zia si aspettano da lei. Giudicata pazza, viene rinchiusa in una clinica in Svizzera. E proprio lì, grazie all’aiuto di un medico che prende a cuore la sua vicenda, scopre cosa davvero si celi in fondo al suo dolore, riportando alla luce i segreti sepolti della sua famiglia, oltre a sentimenti e passioni rimasti assopiti per troppo tempo…

Sfogliando le pagine de Le due vite di Elsa, terzo romanzo della scrittrice Rita Charbonnier dopo La sorella di Mozart e La strana giornata di Alexandre Dumas, si inizia a vivere in un’altra epoca. Si ha l’impressione di sentire la storia narrata sulla propria pelle. Una storia diversa da tutte quelle fino ad allora conosciute e immaginate. Ci si ritrova nella villa  buia dei Puglielli, nella penombra di una camera da letto divenuta sicuro rifugio; sul palco, con il faro puntato sul viso, pronto ad evidenziare ogni più piccola esitazione; scalzi, confusi, per le strade di Roma. Una Roma che si appresta a celebrare Garibaldi e la sua fedele compagna Anita, sotto lo sguardo attento del regime. L’esistenza di Elsa, così in bilico tra desiderio e costrizione, tra passato e presente, tra verità e finzione, non può non affascinare e coinvolgere fin dalle prime parole. La sua estrema sensibilità, in contrasto con la durezza e il cinismo della zia Olga, con la debolezza del padre Giacinto e l’eccessiva passività del fratello Michelangelo, si trasforma in forza e consapevolezza: quella del proprio corpo, dei propri limiti, ma anche della propria anima speciale. La sua “pazzia” è solo l’incapacità degli altri di “guardare”, di andare oltre le sue crisi o il suo mutismo.

I flashback utilizzati nel libro- frammenti di Anita Garibaldi e della mamma di Elsa, Ginevra, si fondono con Elsa stessa- rendono la lettura incalzante e mai monotona.

E quando Anita- o forse Ginevra?- giungono alla morte, l’amore e il dolore si fondono insieme per regalarci pagine di estrema bellezza.

 

Mariangela Celiberti