Le Forze dell’Ordine in ginocchio
A pochi giorni di distanza dalle proteste da parte della SIAP, il sindacato italiano a cui appartengono i poliziotti, è il momento di stendere un bilancio sui risultati ottenuti. Abbiamo parlato con il sindacalista Vendemmia, che ha risposto alle nostre domande.
Come giudicate il bilancio delle vostre manifestazioni?
Al contrario di quanto speravamo, siamo rimasti abbastanza delusi dalla ricezione della protesta: abbiamo toccato dei punti chiave della città, la Prefettura, il Tribunale, l’Aeroporto, ma i cittadini, le autorità, le tante associazioni no-profit che operano sulla scena catanese non si sono dimostrati attenti a questa problematica. Del resto le difficoltà non sono poche. A differenza degli altri dipendenti pubblici, gli appartenenti alle forze dell’ordine non hanno il diritto allo sciopero (possono usufruire solo degli orari di congedo e dei giorni liberi per manifestare), ed è difficile che i cittadini capiscano le nostre motivazioni.
Contro cosa era rivolta la protesta?
Principalmente contro i tagli operati dal governo attraverso le manovre finanziarie. Dovendo diminuire la spesa pubblica si è deciso di andare a tagliare sui dipendenti pubblici, il che sarebbe anche giusto se lo si facesse con un certo criterio. Inoltre c’è da considerare che i membri delle forze dell’ordine non lavorano esattamente come i dipendenti pubblici degli uffici: sono impegnati costantemente, 24 ore al giorno, in servizi di ronda e pattugliamento. Adesso col blocco delle assunzioni il corpo della polizia sta invecchiando sempre di più, e col blocco degli stipendi le forze dell’ordine lavoreranno in condizioni anticostituzionali. Secondo le nuove normative infatti, per i prossimi tre anni i dipendenti pubblici non potranno avere un reddito superiore a quello avuto nel 2010. Ora, dal momento che la retribuzione delle forze dell’ordine si basa sulle “specificità”, ovvero sulle ore di servizio straordinarie, esse non potranno in nessun caso essere superiori a quelle svolte nel corso di quest’anno, poichè un aumento delle ore corrisponderebbe a un aumento del reddito. Le ore svolte in più, sarebbero svolte gratuitamente. Inoltre anche in caso di promozioni gli stipendi resterebbero bloccati. Inutile dire poi che meno soldi significa anche meno strutture, meno caserme, meno volanti e meno personale. Non male, per un governo che in campagna elettorale ha puntato moltissimo sulla questione della sicurezza dei cittadini (e non parliamo della vicenda delle intercettazioni…).
A Catania la situazione com’è?
La situazione della nostra città è assurda. La microcriminalità è in forte aumento anche in zone una volta considerate “sicure” come il centro storico, e le forze dell’ordine non riescono a garantire un’adeguata sorveglianza. E’ divertente poi come si parli di tagliare gli sprechi, ma la città di Catania non dispone di un solo edificio per la questura, bensì di otto edifici diversi, il che si traduce in otto affitti, otto sistemi di sorveglianza, otto squadre di pattuglia. In città esiste inoltre una cosa chiamata “coordinamento polizia-carabinieri”, il che vuol dire che la città è divisa in due parti, Est e Ovest, e il pattugliamento delle due parti è alternato tra i due corpi. Sarebbe stato più logico unificare le due forze, anche perchè ora si possono creare situazioni come questa: la polizia dispone di circa sette, otto volanti, i carabinieri più o meno di tre. Se qualcuno ha la sfortuna di trovarsi nella zona sotto il controllo dei carabinieri e di averne bisogno, visto l’esiguo numero di macchine a disposizione può dover aspettare molto tempo prima che una delle gazzelle arrivi ad aiutare, poichè i due corpi non possono sconfinare nella zona dell’altro, se non dopo aver ricevuto debita autorizzazione.
Le prossime azioni del sindacato quali saranno?
Per adesso siamo fermi, ci stiamo ancora riprendendo dalla non perfetta riuscita della protesta: speriamo intanto che gli emendamenti alla finanziaria che abbiamo proposto vengano accolti, e che la popolazione prenda maggiormente coscienza che questo è un problema che riguarda tutti loro.
Tomas Mascali