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Le prime donne che…

L’8 marzo è la “festa della donna”. Giorno-simbolo di lotte femminili per l’acquisizione di diritti politici, economici, giuridici. Una delle disparità più radicate tra uomo e donna si basava sulla teoria delle “sfere separate”: la donna per il focolare domestico, l’uomo per il lavoro, la politica. Eppure coraggiose figure femminili nella storia italiana di fine ‘800, talvolta cadute nell’oblìo, dimostrano il contrario. Chi sono?

Rosina Ferrario nata nel 1888, guarda il cielo ripromettendosi che un giorno volerà. Nel 1912 frequenta la scuola d’aviazione di Vizzola Ticino ottenendo un anno dopo il brevetto di pilota. Quando però nel 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, offre la sua abilità per trasportare feriti in aereoplano, in qualità di crocerossina, viene  rifiutata dal ministero della Guerra che non vuole “signorine” nel suo esercito. Anna Franchi, sposa un violinista con la passione per i tradimenti e il gioco. Avvilita dai debiti nei quali la fa strapiombare ne chiede la separazione. Non potendo amministrare o vendere alcun bene senza la sua autorizzazione si convince ad interessarsi ancor più attivamente alla campagna divorzista, e in quella per il suffragio politico alle donne (vi si arriverà solo nel 1946).

Russa di nascita, Anna Kuliscioff, è la prima donna in Italia ad esser stata iscritta come pubblicista nell’Associazione dei giornalisti: grazie a lei e al suo intimo amico Filippo Turati si costituisce nel 1912 l’Unione nazionale delle donne socialiste, avente come scopo quello di coinvolgere la donna, motore determinante della società, nella vita politica, invitando lo Stato a riconoscerne completamente i diritti. Ersilia Majno, altra attivissima per l’emancipazione femminile. Moglie di un avvocato di fede socialista che si occupa con dedizione alla causa dei lavoratori, cerca di raccogliere il consenso e i fondi attorno ad una guardia ostetrica milanese gratuita per donne che portano in grembo un figlio illegittimo; l’operazione ha buon esito. La Majno dà anche il via ad un piano di rieducazione e sensibilizzazione per future madri oltre ad un sostegno materiale. Nel 1899 si costituisce a Milano l’Unione femminile di cui è presidente per diversi anni.

Paladina dell’emancipazione professionale femminile, Lidia Poet, è la prima laureata in legge in Italia. Siamo nel 1881. Dopo due anni di praticantato necessari superara gli esami per fare domanda all’albo degli Avvocati e procuratori legali ma non viene iscritta per due motivi. Uno perché i clienti sarebbero stati rappresentati da un essere di sesso femminile (dunque) non dotata degli stessi diritti dell’uomo; due perché, a dir loro, durante il ciclo mestruale non avrebbe avuto quella necessaria lucidità di giudizio riguardo ai casi trattati. L’iscrizione Lidia, dopo anni di dura lotta, la ottenne…all’età di 65 anni! Esempi di orgoglio e determinazione tutti al femminile e come loro tante altre lottarono e continuano a farlo per l’affermazione di un’identità autonoma, una dignità egualitaria che nulla voleva e vuole togliere all’uomo.

Grisiglione Graziella