Libertà o Felicità?
Provate a chiedere in giro o ai vostri amici che scelta farebbero tra libertà o felicità. Sembra un gioco stupido, ma potrebbe scatenare diatribe filosofiche non trascurabili. Vedrete comunque che la maggior parte delle risposte sono a favore della felicità: la libertà senza felicità è inutile, la felicità senza libertà è invece auspicabile, se si è felici non v’è ragione di cercare altro. Ragionamento elementare, ma che in effetti non fa una piega. Da questo punto di partenza nascono le utopie della storia dell’uomo (per esempio “La città del Sole” di Tommaso Campanella), con tutto il loro ordine maniacale e con tutte le regole omologanti che ne caratterizzano la società. In letteratura, questo genere ha come obiettivo la felicità della comunità nella sua collettività: obiettivo che si persegue al prezzo della libertà individuale e secondo il rispetto di norme precise e ripetitive. Un pauroso cinismo regola la vita, il pensiero e la felicità di questi uomini che vivono come un corpo unico e accettano con gioia la funzionalità della loro condizione sociale, personale e relazionale. Tuttavia un certo malessere e una certa ansia sembrano sorgere con inquietudine dall’animo del lettore: la felicità e la perfezione dell’utopia sembrano possedere un’essenza sinistra e artificiale.
La felicità a tutti i costi sembra una costrizione contro natura, l’uomo è nato per essere infelice e irrequieto: la sua felicità è in realtà la tensione verso di essa, il desiderio dell’infinito che non riesce a saziare mai. Perché alla domanda “libertà o felicità?” pochissimi rispondono in favore della prima? Quei pochi si accorgono infatti di quanto sia assolutamente necessario per la natura umana essere liberi e quanto sia invece effimero e pericoloso essere felici. Nell’esistenza umana, infatti, il dolore è imprescindibile da qualsiasi tipo di vita. È preferibile esser costretti ad una felicità senza via d’uscita che pretende come tributo la rinuncia all’umanità, piuttosto che vagare per la terra con la sofferenza e l’insoddisfazione nel petto ma potendo gridare di esser liberi? Moltissime persone hanno come unico desiderio la felicità; non importa come essa si possa ottenere, non importa se per questa sia necessario sacrificare la propria libertà spirituale e fisica. Pochi rispondono, invece, senza esitazione “libertà” come se la felicità rappresentasse una sorta di minaccia allo spirito di ogni individuo. Una cosa è certa, entrambe sono irraggiungibili ma tendere verso l’una o/e l’altra è il minimo e il massimo che ogni uomo possa fare.
Elena Minissale