Pubblicato il: 6 Febbraio, 2009

Macbeth: una macchia nella coscienza

mac_beth_laviaAll’interno di uno splendido Teatro Massimo di Catania, dal 1  all’8 febbraio, va in scena un dramma shakespiriano, per cosi dire maledetto, proposto dal Teatro Stabile. La tragedia assedia lo spettatore tanto che alla fine dello spettacolo, il rosso superbo che riveste il teatro sembra sangue. Macbeth è stato realizzato dalla compagnia Lavia Anagni, con la regia di Gabriele Lavia (anche primo attore), e la recitazione nitida della giovane Giovanna  Di Rauso. Bravi anche gli altri attori:  Maurizio Lombardi, Biagio Forestieri, Patrizio Cigliano, Mario Pietramala, Alessandro Parise, Michele Demaria, Daniel Dwerryhouse, Fabrizio Vona, Andrea Macaluso, Mauro Celaia, Giorgia Sinicorni, Chiara Degani, Giulia Galiani; senza dimenticare persone che, nell’ombra e senza clamore, hanno reso lo spettacolo unico e intensamente drammatico, fosco e surreale: lo scenografo Alessandro Camera, il costumista Andrea Viotti, il musicista Giordano Còrapi, il tecnico delle luci Pietro Sperduti. Molte delle sensazioni che la rappresentazione suscita riescono a maturare grazie al loro eccellente lavoro: è una tragedia, come definisce Gabriele Lavia, che non ha tempo. Perché il tempo che l’uomo ha a disposizione è ripetitivo e circolare ed eterno e l’uomo è solo una briciola d’universo che misura il tempo e crede nel domani, il domani che nient’altro ha se non la morte. Con Shakespeare la storia raccontata dal grande Drammaturgo-direttore di scena-Dio, di Erasmo, diventa il racconto “raccontato da un idiota …”. Forse il punto più alto del pessimismo umano, la sua più alta bestemmia. Forse ci siamo tutti dentro.  Queste le parole del maestro Lavia. Per chi non conoscesse Macbeth, la tragedia è una delle più buie del teatro elisabettiano e narra la vicenda di un usurpatore (Macbeth) che con la complicità della moglie, si siede sul trono del Potere macchiando le sue mani di sangue. Macchie che non andranno via perché con l’incalzare dei delitti, aumentano i rimorsi e i timori degli assassini, che seguono un percorso tortuoso e travagliato che avrà termine con la morte. Chi di spada ferisce … di spada perisce! Lavia evidenzia il ruolo di burattino del personaggio dando vita ad un aspetto tipicamente pirandelliano  intrigante: un attore che vive la sua “Storia raccontata da un idiota” sulla scena e dietro le quinte, divorato dall’angoscia di non essere mai nel posto che gli spetta, di sentirsi fuori ruolo in ogni spettacolo. “Nella piccola e maldestra recita del Potere, quest’attore si trucca, si mette le scarpe coi rialzi, indossa doppio-petti esasperati, sfoggia vuoti sorrisi da marionetta, si affanna come un filodrammatico senza mestiere, con la paura del debuttante, senza nessuna esperienza e, nella sua crudeltà, fa crudelmente pena”. Queste le parole di Lavia. Una rappresentazione indimenticabile e autentica.

Elena Minissale

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