Pubblicato il: 21 Aprile, 2008

Max Aub: l’arte di fingere senza falsificare

Sono confessioni senza storia quelle delineate dal poliedrico artista, raffinato scrittore d’avanguardia Max Aub in “DELITTI ESEMPLARI“, pubblicato nel 1956 in Messico dove visse in esilio fino alla morte, dopo esser riuscito ad evadere da un campo di concentramento nazifascista.
In realtà Aub nato in Francia ma vissuto per anni in Spagna, trascorse interamente la sua vita come “genio senza patria“. Accanto a scritti più impegnati come quelli sulla guerra civile spagnola ve ne sono altri di genere satirico, imperniate talvolta sulla biografia di uomini mai realmente esistiti come per esempio la biografia di un pittore cubista mai esistito (ma fatto credere così ai lettori per molti anni) considerato dalla critica come il “capolavoro della finzione” e che rappresenta al meglio l’estro creativo di Aub, si tratta di “Jusep Torres Campalans“.
In “delitti esemplari” non è esplicita una consapevole intenzione di moralismo da parte dell’autore se non il puro piacere di presentare al pubblico il furore delittuoso che travolge i protagonisti, “immaginari rei-confessi“. Benchè questi, come il pittore cubista, siano mai realmente esistiti, essi si fanno veicolo di qualche verità, oggi più attuale che mai, ovvero che: oggi risulta davvero difficile tenere i nervi saldi quando anche il più piccolo pretesto può degenerare in tragedia. Ne è esempio il processo mediatico in corso in questi giorni su quella coppia di coniugi che sembra aver confessato lo sterminio dei vicini “perchè facevano baccano“.
Pittore, poeta, giornalista, ingegnoso inventore di personaggi e storie, Aub riuscì a coniugare l’umorismo, seppur amaro, ad un’instancabile volontà sperimentale senza mai allontanarsi dalla serietà degli eventi presentati: i brevi stralci di “follia omicida” che costituiscono la polpa del libro non sono sottoposti alla falsificazione o manipolazione della realtà, anzi è profonda la corrispondenza fra queste di realtà, nate da un abile gioco creativo (l’invenzione) e quelle odierne di cui quotidianamente i mass media ci mettono a conoscenza. Due parole in sintesi possono spiegare ciò che questo capolavoro inconsapevolmente si propone di essere: drammaticamente “possibile“.
L’ironia che ci coglie alla lettura di una confessione del genere: “Lo uccisi perchè invece di mangiare ruminava” tratta dall’opera “esemplare” della raccolta di delitti un pò strambi, si tramuta immediatamente in riflessione: si tratta di una verità, potenzialmente attuabile in qualunque momento, in questo mondo che oggi sembra impazzito, sia nel ruolo di vittima che di carnefice.

Grisiglione Graziella

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