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Meteoropatia: autunno fuori e dentro di noi

Anche quest’anno è giunto l’autunno, la stagione che apre le porte al gelo invernale che ci aspetta nei mesi che seguiranno. Il surriscaldamento globale dovuto all’inquinamento ne ha ritardato notevolmente l’arrivo, trascinando la calura degli assolati pomeriggi estivi ben oltre la metà di ottobre, ma anche quest’anno non c’è scampo né per le foglie né per le temperature. Soprattutto, però, chi non si salverà sono i tredici milioni di italiani che soffrono di meteoropatia, il “mal di tempo” che travolge i soggetti particolarmente sensibili durante i cambi di stagione ed al presentarsi di particolari fenomeni climatici. La tipologia di malessere fisico che il soggetto che soffre di questa patologia manifesta può variare moltissimo a seconda di diversi fattori soggettivi; ma in generale si può dire che sono molto comuni la stanchezza, il mal di testa, la difficoltà a concentrarsi, l’insonnia, l’ansia, il nervosismo, la grande variabilità dell’umore, le palpitazioni e la difficoltà nel respiro.

Tutto nasce da un difetto di funzionamento del centro di termoregolazione corporea localizzato nel cervello: esso ha essenzialmente il compito di mantenere costante la temperatura del nostro fisico, e, nel caso presenti una disfunzione, il soggetto comincerà a soffrire degli effetti della meteoropatia. La difficoltà (in aumento) del nostro organismo ad adattarsi alla temperatura esterna mantenendo inalterata quella interna trova le sue cause nella presenza del riscaldamento e dell’aria condizionata, che rendono “pigro” il nostro organismo. Inoltre, anche lo stress e il lavoro oberoso e frenetico riducono la nostra capacità di adattarci ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente.
Per altro che nei soggetti meteoropatici sono state riscontrate anche diverse anomalie nella produzione e nel rilascio di alcuni ormoni direttamente connessi con il clima e l’umore. Uno di questi è la melatonina, che ha il compito di regolare il nostro ritmo circadiano in base alle ore di luce e di buio: esso viene prodotto dall’epifisi e rilasciato nel sangue, dove raggiunge il suo picco quantitativo verso le due di notte. Queste normali fluttuazioni, però, non avvengono per i meteoropatici, che continuano a presentare alti livelli di questo ormone fino alle quattro del mattino. Infine, anche la produzione di alcune sostanze chimiche rilasciate dal nostro cervello, le endorfine (famose anche come “oppiacei endogeni” per le loro proprietà eccitanti, rilassanti e di sopportazione di stress e dolore), cala drasticamente nei cambi di stagione, con effetti negativi che si riscontrano soprattutto sull’umore.
Insomma, contrariamente a quanto si possa pensare, il mal di tempo esiste davvero, e a crearlo siamo stati proprio noi; sia immettendo nell’aria gli scarichi ricchi di anidride carbonica delle nostre auto che hanno causato le brusche variazioni del nostro clima negli ultimi decenni, sia cercando di adattarci a ritmi di vita frenetici e sempre più insostenibili.

Sara Servadei