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Meteoropatia: quando il meteo non rimane solo fuori dalla finestra

Addio maglioni, arrivederci giubbotti, au revoir sciarpe e berrette! La primavera è arrivata, e si vede: aprendo le finestre, gli alberi dei viali mostrano orgogliosi le prime foglie acerbe, mentre i peschi nelle campagne si vestono di fiori rosa e bianchi. E mentre anche le rondini tornano fischiettando a festeggiare il ritorno del sole e dei cieli azzurri, solo una domanda rimane irrisolta: perché invece noi ci sentiamo così fiacchi e persino un po’ depressi?

Si chiama meteoropatia, e colpisce un europeo su tre, nonché il 25/30% degli italiani: si tratta di persone il cui umore è influenzato dal tempo climatico al punto che i cambi di stagione diventano una vera e propria sindrome. Si manifesta durante la variazione di alcuni fattori metereologici, quali la temperatura, l’umidità, la forza del vento, la pressione atmosferica o le precipitazioni, e fa effetto soprattutto su soggetti neurolabili (ovvero persone dall’emotività spiccata), ansiosi o depressi, anche se lo stress crescente nella nostra società sta facendo espandere a macchia d’olio il fenomeno che colpisce una fetta sempre maggiore di persone. Questi disturbi, frequenti in ogni cambio stagionale, si verificano soprattutto in primavera, quando l’instabilità del meteo e l’escursione termica sono maggiori.

I sintomi sono tanti e differenti: aumento della depressione psichica, ipotensione, cefalea, voglia di rimanere chiusi in casa, aumento della dolorabilità a livello delle articolazioni e dei muscoli, difficoltà di respiro, peso allo stomaco, grande variabilità dell’umore, palpitazioni, cardiopalmo. Del resto, lo stretto legame che c’è tra stati d’animo umani e natura è sempre stato noto: grandi pittori come Van Gogh o Friedrich hanno usato rappresentazioni paesaggistiche per esprimere ciò che sentivano dentro, e la stessa cosa ha fatto Pascoli nella poesia. Ma forse, non tanti sanno che questo legame è qualcosa di tanto oggettivo che per alcuni la meteoropatia si trasforma in una vera e propria sindrome depressiva nei paesi del nord Europa: qui, le poche ore di luce e le forti variazioni climatiche durante gli equinozi determinano ben 89 suicidi su 100000 abitanti al fronte dei 22 dell’Europa meridionale. Per esempio, in Svezia (uno dei paesi più colpiti) ogni anno si verificano 1500 suicidi, un numero molto più elevato delle vittime di incidenti stradali (600 persone). Paradossalmente, togliersi la vita risulta essere la causa più elevata tra i 15 ed i 44 anni. Le cause di tutto ciò, si pensa che potrebbero risiedere negli antri più profondi del nostro sviluppo: per l’uomo primitivo, l’assenza di luce era sinonimo di una maggiore esposizione alle insidie naturali, come il possibile attacco di animali feroci. E forse, questa è la testimonianza che l’uomo della grande società del ventunesimo secolo può anche essere moderno e tecnologico, ma non smetterà mai di essere prima di tutto umano, per fortuna.

Sara Servadei