Multiculturalismo e problemi legali
Si è tenuto alla facoltà di Giurisprudenza di Catania un seminario del professore Gabriele Fornasari sulle implicazioni che il fenomeno dell’immigrazione ha in campo legale. La domanda su cui verteva la discussione è semplice: se uno straniero commette un atto che per la sua cultura o religione è perfettamente lecito, o addirittura incoraggiato, in un paese in cui quell’atto è illegale, deve essere condannato? E se sì, quali attenuanti gli si possono concedere? La risposta è più difficile di quanto si pensi, e non si può ridurre certo a un semplicistico “è nel mio paese, rispetta le mie regole”, né ad un ipocrita buonismo (e a questo riguardo Fornasari ha portato il tristemente celebre esempio del “Caso Giuseppe”, sentenza di un tribunale americano con la quale un immigrato italiano è stato assolto dalle accuse di lesioni e violenze sessuali su moglie e figli perché “il sistema educativo italiano notoriamente ammette questo tipo di atteggiamenti”).
Fornasari si è concentrato particolarmente sulla pratica delle mutilazioni sessuali femminili. Il legislatore italiano ha integrato nel suo codice una legge, la 583/bis, a questo proposito solo nel 2006. Tale decreto prevede pene davvero aspre (fino a sedici anni di reclusione) per chi pratichi queste operazioni nel caso in cui l’intenzione sia di manomettere le funzioni sessuali. Il relatore ha insistito particolarmente su questa precisazione per una valido motivo: essa rischia di bloccare totalmente l’applicazione della legge. L’insieme delle pratiche di mutilazione genitale (infibulazione, clitoridectomia, etc.) viene praticato da certe culture (non solo quelle islamiche come è pregiudizio, anzi) e non ha motivazioni sessuali, ma sociali. Le sfortunate bambine che la subiscono, sono obbligate a farlo per diventare ufficialmente donne e potersi integrare nella società. È quindi facile intuire come sia relativamente semplice appellarsi a questa distinzione per essere assolti da qualunque causa riguardante tale reato. Secondo alcuni questo è addirittura uno sbarramento voluto, un trucco mefistofelico del legislatore per non imporre una volontà su una questione tanto spinosa. Del resto, nei processi precedenti a questa legge, le mutilazioni sessuali erano sempre state assimilate alle lesioni. Ma allora non sarebbe stato più semplice, e più onesto, non intervenire con alcuna legge? Ma è realmente una questione spinosa, in cui ogni ipocrisia va rifuggita. È strano (e normale) infatti che anche i più accesi sostenitori della liberalità e del rispetto culturali si scaglino con ferocia contro pratiche come l’infibulazione. Bisognerebbe semplicemente ammettere che negare pratiche simili non ha niente a che vedere col razzismo ed è importante farlo perchè quella messa in ballo non è una specifica cultura, .ma la dignità umana.
Tomas Mascali