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Necromentia

Hagen, Travis e Morbius hanno in comune esistenze precarie, segnate dalla sofferenza  e dall’emarginazione. Nonostante non si conoscano, un macabro destino finisce per unire le loro storie, portandoli al medesimo, terribile epilogo. Uno spaventoso burattinaio venuto dall’inferno fa sì che le loro speranze – unitamente alle loro anime – trovino la dannazione eterna-

Presentato fuori concorso al festival di Cannes nel 2009, Necromentia è un incubo trasformato in immagini. Non solo per l’oscurità della fotografia e i mostri che vengono rappresentati (memorabili Mr. Skinny, con la sua maschera antigas, e l’uomo-maiale coperto di tubi e sangue), ma anche per l’abile  realizzazione del montaggio. Si entra nelle (tristi) vicende dei tre protagonisti poco a poco, con diversi flashback e flashforward, e lo stato quasi confusionale in cui si ritrova lo spettatore durante la visione ricorda molto quello che si prova risvegliandosi proprio da un brutto sogno. Hagen si prende cura del cadavere della sua amante, nella speranza che possa tornare da lui; Travis si droga e ha un fratello portatore di handicap, di cui non riesce ad occuparsi; Morbius viene tradito dalla fidanzata e per questo cerca vendetta. Il tutto corredato di sangue, parafilie di diverso tipo e passaggi splatter: alla bassezza delle azioni umane si unisce la consapevolezza che non può esserci alcun tipo di salvezza, né nella vita, né tantomeno nella morte.  Il regista, Pearry Reginald Teo, non è nuovo al genere ( i suoi precedenti  lavori, cortometraggi, sono horror). In questo film è presente qualche rimando di troppo (al “solito” Saw-L’enigmista, per esempio, o comunque a tematiche demoniache, che non guastano mai) ma il risultato è sicuramente di livello più alto rispetto alla media degli horror  realizzati negli ultimi anni.

Mariangela Celiberti