Neoliberismo al capolinea?
La crisi economica nella quale siamo precipitati, che coinvolge in misura più o meno intensa tutti i paesi del mondo, con alcuni di questi addirittura sull’orlo della bancarotta, impone una doverosa riflessione sui pericoli insiti nel proseguimento di una politica sfrenatamente liberista. Con il termine neoliberismo s’intende un sistema economico e sociale fondato sul profitto quale unico motore dell’economia e sulla grande libertà accordata agli attori economici nel perseguimento dei loro obiettivi; libertà quindi dallo Stato, che deve intervenire il meno possibile nelle questioni economiche, secondo la convinzione in base a cui il mercato debba essere il solo regolatore degli equilibri della società, capace di generare benessere in tutte le sue fasce. La politica neoliberista è stata inaugurata negli anni ’80 in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, rispettivamente da Margaret Tatcher e da Ronald Reagan.
Da allora abbiamo assistito ad un progressivo estendersi delle idee neoliberiste, che hanno guidato quasi tutti i paesi del mondo, anche sulla scorta dei “suggerimenti” del Fondo Monetario Internazionale; organismo economico creato per sostenere i paesi in difficoltà che offre in concreto il suo aiuto solo alle nazioni che adottino ricette neoliberiste, configurandosi così come uno dei maggiori artefici della loro diffusione. Legandosi poi alla globalizzazione, che annulla le distanze spaziali rendendo il mondo completamente interdipendente e che consente il “controllo senza responsabilità”, perché le decisioni che vengono prese in un paese possono produrre i loro effetti a migliaia di chilometri di distanza senza che il meccanismo che lega decisione e risultato di questa sia facilmente identificabile, il neoliberismo ha travolto, destrutturato e scomposto l’intera società. In virtù delle idee neoliberiste sono state poi smantellate le reti di sicurezza pubbliche figlie del welfare state, generando paura del futuro e atomizzazione degli individui.
Tuttavia, il sistema neoliberista ha mantenuto e mobilitato tutti i luoghi comuni del discorso tradizionale sull’ordine, la famiglia, la religione, la comunità nazionale, l’autorità, nel tentativo di arginare, con risposte spesso illusorie ma efficaci sul piano del consenso, le insicurezze che esso stesso genera. Siamo quindi di fronte ad un’enorme macchina sociale, culturale, politica; una vera sovrastruttura, perpetrata, diffusa e difesa dai mass-media, in particolar modo dalla televisione. La crisi economica che stiamo attraversando sta però mettendo in seria discussione i capisaldi dell’ideologia neoliberista; gli Stati riprendono in mano l’economia nazionale, con politiche tese a proteggere le classi meno abbienti e a cercare di rimettere in moto l’economia. La fase recessiva in atto può essere quindi una grande opportunità di cambiamento; ma, se si continueranno a percorrere le vecchie strade, sarà solo e soltanto un’immane tragedia.
Celentano Pierfrancesco
Egr. Celentano,
mi sembra che Lei abbia perfettamente definito, seppur in maniera del tutto schematica, la ”doppia faccia” dell’attuale situazione politico-economica, ossia questo dato di fatto: gli Stati occidentali (fra i quali anche il nostro) odiernamente propongono ai cittadini sicurezza e principi consolidati (famiglia tradizionale, sicurezza sulle strade, ritorno all’identita’ nazionale, ecc.) ma non assicurano niente sulla SICUREZZA ECONOMICA DELLE FAMIGLIE.
Questa ”doppia faccia politico-economica” e’ secondo me un vero ossimoro: SE LO STATO NON GARANTISCE LA STABILITA’ DELL’OCCUPAZIONE, NON POTRA’ GARANTIRE NESSUN’ALTRA STABILITA’ A NESSUNO – se non per mezzo di una dittatura, beninteso, ma non mi pare che si possa oggi arrivare a pensare cose tanto gravi. O almeno lo spero.
Cordiali Saluti
Sergio Sozi
Segnala questo commento come inopportuno