Pubblicato il: 27 Dicembre, 2008

No del Vaticano all’ONU: l’omosessualità è reato

vaticano_omosessualitaUna Francia aperta e comprensiva contro un Vaticano chiuso e fermo sulle sue posizioni: “L’omosessualità deve rimanere reato”. Questo sembra essere lo scenario alla fine del 2008, dopo che la Francia di Sarkozy, attualmente alla presidenza dell’UE, ha annunciato la dichiarazione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità che presenterà a metà dicembre all’Onu. Un’altra risposta negativa arriva dalla Santa Sede anche riguardo alla Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone disabili. Il Vaticano non firmerà, perché nel documento non è stato inserito un divieto esplicito nei confronti dell’aborto. Se quest’ultima posizione sembra comunque consona ai dettami della religione cattolica, molto più inspiegabile sembra essere il no alla proposta francese. Il documento è già stato approvato dai 27 Stati dell’Ue, ma è stato duramente attaccato dal Vaticano, tramite le parole dell’arcivescovo Celestino Migliore, l’Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, che l’ha definito come una “barbarie moderna che rischia di smantellare le società”. La paura del Vaticano non sembra essere, almeno dalle parole dei suoi esponenti, lo smantellamento della famiglia tradizionale, bensì la possibile eliminazione di alcuni strumenti di discriminazione a favore di altri. Il portavoce papale, padre Federico Lombardi, sostiene infatti che simili norme “possono diventare strumenti di pressione o discriminazione per chi, ad esempio, considera il matrimonio tra uomo e donna la forma fondamentale e originaria della vita sociale e come tale da privilegiare”. Secondo il Vaticano, insomma, non tutti gli Stati sono pronti ad accettare il matrimonio legale tra persone dello stesso sesso. A sostegno di quest’idea è da considerare il fatto che sono meno di 50 gli Stati dell’Onu che hanno aderito alla proposta, mentre 150 non l’hanno ancora fatto. Una posizione, quella della Chiesa Cattolica, che rischia però di sviare dal vero problema alla base del documento. L’omosessualità è considerata reato in oltre 80 Paesi in tutto il mondo e sono circa una decina ancora quelli che la puniscono con la pena di morte. Afghanistan, Pakistan, Iran, Mauritania, Sudan e Nigeria sembrano essere, secondo i dati, gli Stati che più si accaniscono contro gli omosessuali, infliggendo ergastoli e pene di morte anche per lapidazione. Niente di anomalo, quindi, nella dichiarazione di depenalizzazione dell’omosessualità che la Francia vuole presentare all’Onu, un’istituzione nata nel 1948 sulla base della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, primo tra tutti il diritto alla vita, e che ha come fine il conseguimento della cooperazione internazionale in ambito di diritti umani e progresso socioculturale, oltre che nello sviluppo economico e nella sicurezza internazionale. La proposta francese non è dunque un tentativo di scardinamento della famiglia tradizionale, quanto piuttosto  un passo verso un ulteriore diritto dell’uomo, quello al libero orientamento sessuale, che in alcuni Stati, come sostiene anche Amnesty International, è propedeutico al diritto di vivere. Una proposta moderna che potrebbe migliorare la condizione sociale di molte persone nel mondo, che per seguire i loro istinti naturali sono costretti a non godere degli stessi diritti delle “coppie normali”.

Erika Becchi

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