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Nomofobia: mai più senza smartphone

“Se doveste scegliere, preferireste rinunciare a lavarvi i denti per una settimana o trascorrere sette giorni senza smartphone?” Recitava circa così il sondaggio indetto qualche tempo fa da Chicago Tribune che ha decretato la vittoria del cellulare sull’igiene orale. La stragrande maggioranza degli interpellati ha infatti dichiarato che, mentre rinuncerebbe tranquillamente a spazzolino e dentifricio, all’amato compagno di chiamate e non solo non si può dire di no. Del resto, la dipendenza dal cellulare è un fenomeno in crescita: attualmente secondo uno studio inglese ne soffre il 66% della popolazione, ovvero il 13% in più rispetto a quanti ne soffrivano 4 anni fa. Essa prende il nome di “nomofobia” (ovvero “no mobile phone fobia”), e consiste proprio nella paura di restare senza cellulare: rimanere estraniati dal mondo e perdere tutti i propri dati. Insomma, è proprio vero che oggi sempre di più il telefonino è diventato un supplemento del nostro corpo: una parte di noi tanto importante che la sua assenza crea una quantità di ansia paragonabile al tremolio di gambe del giorno del proprio matrimonio o ad un appuntamento dal dentista. E la paura non riguarda la sola perdita: non è da meno il danneggiamento dell’apparecchio, la fine del credito o della batteria. Non si tratta, quindi, di un semplice timore, ma di una vera e propria fobia: da varie ricerche è risultato che il 75% delle persone non abbandona il proprio cellulare nemmeno per andare in bagno, inoltre il vero nomofobico pensa continuamente al proprio smartphone, sogna di smarrirlo e lo controlla mediamente 34 volte al giorno. A soffrire di questo fenomeno sono soprattutto le donne: esse sono il 71% contro il 61% degli uomini. Al contrario, però, sono più spesso gli uomini a possedere più telefoni: ciò potrebbe indicare un timore ancora più grave, che spinge addirittura a fornirsi di più apparecchi per essere certi di non rimanere mai senza cellulare. Inutile aggiungere, poi, che la nomofobia colpisce soprattutto i giovani al di sotto dei 24 anni (di cui si stima ne soffra il 77%) e dei 35 anni (in cui si registra un 68% di dipendenti dal telefonino): per questa enorme fetta di popolazione rispondere ad un tweet o leggere un commento su facebook è diventata una cosa tanto importante da interrompere una conversazione con un amico o da necessitare di una risposta immediata persino quando si è in bagno. La sempre più ingente quantità di funzioni che uno smartphone al giorno d’oggi è in grado di fare non fa che peggiorare questa situazione: oggi non solo siamo sempre connessi, ma postiamo anche foto su instagram e messaggiamo su whatsapp, tutto ciò quando non giochiamo con l’ultima applicazione scaricata.

Il risultato? In Corea del Sud il governo stima 2,55 milioni di nomofobici ed in California ha già aperto (riscontrando molto successo) il primo centro per curare le dipendenze digitali. Per la serie “mai più senza”: sembra uno spot pubblicitario, ma purtroppo è realtà.

Sara Servadei