Omo e trans-fobia: la storia di Vittoria
“Eros ha sconvolto il mio cuore come un vento che si abbatte sulle querce sulla montagna”. Questo è un verso di Saffo, poetessa immortale che come poche ha cantato l’amore e a cui versi ricorrono gli innamorati per esprimere i loro sentimenti, ignorando la presunta omosessualità di Saffo, perché? Perché cercando di trascendere ogni forma di retorica, è un dato di fatto che l’amore sia un sentimento universale, da cui tutti gli esseri umani sono accomunati e in cui tutti si possono riconoscere, indipendentemente dalla razza,dalla nazionalità,dal sesso. Eppure ancora oggi si parla di omofobia, di trans fobia; ancora nel 2013 è assurdo pensare che ci siano persone che debbano guadagnarsi dei diritti, come se non gli fossero riconosciuti per natura cosi come a tutti i cittadini, solo per la loro sessualità. E questo succede anche a Catania, dove la notte di S. Valentino del 2012, l’anno scorso, un giovane transessuale viene aggredito e picchiato nei pressi di piazza Teatro Massimo, davanti all’indifferenza dei passanti. Una zona che la sera si riempie di giovani, e sull’indifferenza della gioventù catanese a quell’atto di violenza, dovrebbero interrogarsi tutti, e pone la domanda: Catania è una città chiusa al rispetto della libertà altrui? E’ plausibile parlare di discriminazione? Avvalendoci degli ultimi dati diffusi dall’Istat si evince che il 63% degli italiani ritiene che gli omosessuali siano discriminati, l’80,3 % invece i transessuali. Il 29,5% si è sentito discriminato nella ricerca del lavoro, ma una piccola percentuale, circa il 10 % anche nella ricerca di una casa o nell’accesso ai servizi sanitari. Sebbene un buon74 % della popolazione condanni l’omofobia, il 41,4% della popolazione italiana non ritiene giusto che un omosessuale possa fare l’insegnante,il 28,1% il medico. A chiarirci le idee, la giovane studentessa Vittoria, ci racconta con generosità e limpidezza la sua esperienza.
- Vittoria, ti va di raccontare ai nostri lettori la tua storia?
Io definisco la mia storia “dolcemente lacerante”, non spiegherò il motivo, perché voglio che sia il lettore a percepire quello che intuisce da queste mie parole. E’ molto lunga da raccontare, malgrado io sia ancora molto giovane…! Sono piena di vitalità ma con certe esperienze alle spalle molto dure da comprendere ed accettare con cognizione. Sembra quasi che sia passata un’eternità, proprio perché sento di essere cresciuta troppo in fretta e, soltanto oggi mi rendo conto di aver bruciato le tappe più belle della mia vita. Io sono stata un “bambino” estremamente introverso, timido, fragile, sensibile e pure balbuziente, a tal punto da essere un appetitoso bersaglio anche per questi aspetti del carattere, perché come sappiamo purtroppo anche l’introversione è vittima di bullismo, in quanto diversa da una maggioranza di bambini prevalentemente estroversi. Per fortuna e ripeto per fortuna io non ho subìto violenze di alcun tipo, se non verbale e psicologica a partire dagli anni della pubertà quando ormai teoricamente corpo e mente dovrebbero agire a pari passo. Già dalle scuole materne sentivo questa sfera di femminilità dentro di me, qualcosa di inspiegabile ma che è dentro la tua “anima” e che la vedi riflessa in uno specchio che non ti sorride se non illusoriamente. Sono cresciuta a casa di mia nonna materna, in ambienti prettamente femminili, anche perché i miei lavoravano. Passavo le ore del giorno giocando con mia sorella, con barbie, pentole, rifiutando quindi del tutto quei giochini da maschietto, quali trenini, armi da guerra e roba simile. Ricordo che durante le feste natalizie, quando ogni bambino o bambina si aspetta di ricevere un regalo desiderato con piacere, io lo idealizzavo invece, perché ogni volta tra le mie pargolette mani mi vedevo apparire un mostro demoniaco come giocattolo ad esempio invece che una bellissima bambola con lunghissimi capelli biondi da spazzolare. Infatti, in uno di quei giorni, mentre mia sorella e mia cugina ricevettero le bambole Sissi io ebbi spider man e non nego che ancora oggi quando ripenso a questo mio passato, mi rattristo, perché ricordo le mie “reazioni atroci” che mi ferivano dentro, ma che non potevo sprigionare esternamente. E’ TERRIBILE. Un altro evento simile, per carnevale esattamente, invece di voler indossare gli indumenti di John Smith, l’innamorato di Pocahontas, dissi esplicitamente di voler indossare quelli di sailor moon, il noto cartone animato per bambine e ragazzine famosissimo in quegli anni. Il commesso del negozio mi guardò con stucco e con occhi quasi per dire:”Ma tu sei un maschietto, ma che dici”?I miei genitori, alla fine hanno sempre percepito qualcosa in me di “diverso”, sono stati accondiscendenti, anche se addolorati. Il primo ad accorgersi di me sin dall’infanzia è stato mio padre, che a primo impatto sembra assurdo visto che i media e le sette religiose “colpevolizzano” la figura del padre per questa condizione, senza sapere che non è affatto così e che sono ipotesi veramente prive di alcun fondamento. Lui è un infermiere professionale, amante del calcio e dei motori. TIPICO MASCHIO ITALIANO ECCO. Eppure a volte dalle persone che non ti aspetti arriva tantissimo stupore. Mia madre è un’impiegata delle poste, abbastanza possessiva sia con me che con mia sorella, che mi ama svisceratamente, come tutte le madri verso i figli credo, ma che durante la mia fase “femminilizzante” si è fatta purtroppo abbindolare dalla sua fede religiosa per un certo periodo. L’adolescenza è stata un disastro, proprio perché incominci a notare dei cambiamenti psico-fisici che non accetti, ma che ti adatti, proprio perché pensi che sia sbagliato, che non si fa e che sia “contro-natura”. La prima volta che ho indossato abiti da donna è stato a 13-14 anni quando ho iniziato inoltre gli studi superiori e quando già sentivo fortemente di appartenere al genere femminile. Mi sono fatta allungare i capelli fino in vita, anche perché prima me li tagliavano anche contro la mia volontà. Chiaramente stavo sempre con le ragazze, con i maschi mi annoiavo, preferivo parlare di bigodini, unghie laccate, trousse, profumi floreali invece che di partite di calcio e formula uno. Mi sono sempre sentita donna dall’asilo praticamente, non sono mai stata diversamente e prima ancora di percepire di essere attratta sentimentalmente e sessualmente dai maschi, io ho sentito di essere femmina. Ogni tanto mi dilettavo a disegnare visi e corpi da donna, di altro non sapevo far nulla nel disegno artistico. Ritraggo tutt’ora donne e mi immedesimo, ma tutto questo sin da piccolino appunto. AVRA’ UN SIGNIFICATO? Io credo di sì, ma preferisco tenermelo per me. In sintesi mi sono sempre calata in ruoli da donna, anche quando vedevo un cartone animato o un film che mi piaceva, io mi proiettavo in quella donna. Riguardo il mio cortile dei sentimenti, è stata una morte e credo anche peggio. Sono stata sfortunata e sono sfortunata in amore, vedo che proprio non c’è posto per me in nessun cuore, è stato micidiale da accettare inizialmente, perché quasi mi ingelosivo quando guardavo le altre coppiette innamorate. Ricordo che dalla rabbia buttavo a terra tutto ciò che trovavo. Rifiutavo amori omosessuali, perché non mi riuscivo a vedere “io maschio con un altro maschio”. Mi vedevo invece “una ragazza con un ragazzo come quello della mia amica eterosessuale”. Infatti, mentre tutto questo per tutti rappresentava anche un gioco, una sensazione unica e piacevole, per me era soltanto un tormento, un’inquietudine ed una morte lenta e passiva. Ero spettatrice dell’amore passionale, nient’altro. I miei genitori come ho detto prima, hanno sempre saputo di me, però quando la prima volta ebbi modo di confermarglielo, un po’ sono rimasti scossi, più che altro perché fin quando si vive nell’involucro va tutto bene se ti liberi invece, succede il putiferio. Incominciai comunque a 18 anni a non poterne più: mi guardavo allo specchio e vedevo “un uomo tormentato” senza una forma, ma che si era soltanto adattato ad un’immagine falsa, un’immagine sociale ben vista da tutti. Ho iniziato a depilarmi con depilazioni e cerette a sangue pur di avere un corpo liscio, ho assottigliato le sopracciglia e l’abbigliamento è incominciato a diventare più morbido. Gli anni dell’uscire allo scoperto vero e proprio sono stati i più brutti fino adesso, infatti dopo aver sofferto veramente tanto mi sento non dico felice, ma più serena e sicura con me stessa al 100%. Adesso sono in fase di transizione sessuale che mi porterà ad essere quella che sono dentro: una donna.
- Quando hai conosciuto la tua vera identità?
L’identità di una persona cos’è innanzitutto? L’identità è quella caratteristica fondamentale di ogni individuo in cui rappresenta se stesso in determinati gruppi:uno dei quali la sessualità. Io come ho detto precedentemente prima, mi sono sempre sentita una femminuccia dall’infanzia, inutile girarci intorno. Poi certo, l’identità essendo anche un concetto culturale, si sviluppa nel tempo e quindi viene influenzata anche da ambienti esterni, quali la famiglia, la scuola, le istituzioni varie, la religione, l’ambiente che ti circonda e che frequenti. Però penso che nonostante ciò, quello che si ha dentro difficilmente viene deviato da tutti questi fattori, se non per fragilità mentale che non porta ad altro che a conseguenze nefaste. Io ho sempre distinto la sessualità dalla personalità, per cui bisogna prima ben lavorare sulla propria autostima che non deve essere né troppo bassa né tantomeno alta, ma discreta, accettabile. Ora, chi è una persona transessuale? Bene, una persona transessuale da non confondere con il travestito, è colei o colui che nasce biologicamente di un sesso (maschile o femminile) incongruente alla sua identità di genere, cioè il sentirsi maschi o femmine che ti porta cioè a dire “io sono maschio”; “io sono femmina”. Tramite terapia sostitutiva ormonale e interventi chirurgici, l’individuo raggiungerà il sesso sentito e tanto desiderato. L’orientamento sessuale invece è l’attrazione sentimentale e sessuale verso individui maschi, femmine o entrambi. Io ad esempio sono una persona che è nata di sesso maschile ma con un’identità di genere femminile, quindi per definizione sarei una transessuale, attratta da individui di sesso e identità di genere maschile. Generalmente sarei una donna eterosessuale imprigionata in un corpo maschile attratta da maschi esclusivamente etero. Ovviamente non per tutte è così, c’è ad esempio chi nasce uomo che si sente donna ma che è attratta da donne, proprio perché sesso anatomico, identità di genere e orientamento sessuale sono distinti e separati, non combaciano tra di loro. Io non credo nelle definizioni e nelle categorie, però è giusto cercare di comprendere dando anche dei nomi ecco. Il coming out cioè “l’uscire allo scoperto” è indispensabile, ma sai perché? E’ più semplice di quanto si potrebbe pensare. Per me non ha senso mentire a se stesso/a e agli altri per tutta la vita che ti piacciono i maschi o le femmine anche se non veramente, perché, anche durante una semplice conversazione tra amici qualcuno ti potrebbe domandare i tuoi gusti sessuali, e se tu menti, per me sei una persona inaffidabile e falsa. Quindi è giusto dirlo quando qualcuno ti domanda, che male c’è alla fin fine? E’ giusto dichiararlo a mamma e papà e agli amici più stretti almeno. Ti togli un peso veramente grande. Bisogna essere in pace con se stessi, perché se ci amiamo, non abbiamo motivo di nasconderci e impaurirci di perdere qualcuno. Chi ti abbandona, è perché non ti ha mai amato, per cui non hai perso un bel nulla. Io per esempio facevo più fatìca a nascondermi che a rivelarmi, proprio perché detesto l’ipocrisia e l’illusione di essere ciò che non si è per far felice qualcuno.
- Sei mai stata vittima di discriminazione nei tuoi studi o nella ricerca di un lavoro? Oppure hai assistito a qualche episodio di discriminazione o violenza?
Non ho assistito dal vivo episodi di discriminazione o violenza di nessun tipo per fortuna, anche perché mi infastidirebbero furiosamente, ma ne ho sentite parecchio, questo sì. Io per adesso né nei miei studi né tanto meno per la ricerca di un lavoro ho subìto pregiudizi o mobbing, ma non è detta l’ultima parola, precisiamo. Per le persone trans il livello di discriminazione soprattutto sul lavoro è molto alto rispetto ai gay, anche perché visto che in Italia viviamo in una società machista, sessista e maschilista, un “uomo” che cambia sesso viene visto come un “nemico della mascolinità” e quindi da emarginare e deridere se vogliamo, quindi che farebbe perdere economicamente l’azienda e tutte le stupidaggini varie che si blaterano. Questo è chiaramente sbagliato, perché non c’è rispetto per la libertà e aggiungo pure per la natura autentica delle persone. C’è ancora chi si sente figo prendendo in giro gli omosessuali, proprio perché ancora oggi purtroppo quelle giuste aggravanti rigide e serie per chi attacca brutalmente il più debole, sono inesistenti.
- Sei stata giudicata in base a preconcetti e non per la tua personalità e i tuoi pregi?
Sì, sono stata giudicata in base alla mia diversa identità di genere una volta in una palestra. Il proprietario non è stato abbastanza professionale da accogliermi e calmare alcune bisbetiche e vigliacchette che quasi gli sgomentava la mia presenza nello spogliatoio delle signore, e per questo motivo mi ha cacciata. Lo trovo ridicolo e infantile, però essendo molto superiore di testa e di cuore, queste cattiverie gratuite mi scivolano altamente. Oggi nessuno giudica per quello che si è, perché quello che conta è l’immagine, lo stereotipo e nient’altro. Se ti allontani da quei modelli prestabiliti è chiaro che vieni giudicata negativamente. Bisogna andare avanti, fregarsene del giudizio della gente e rispondere con ironia, autoironia e superiorità intellettuale.
- Come ritieni la città e la cittadinanza di Catania? E’ una città che offre a tutti la possibilità di essere ciò che si è e ciò che si vuole o diversamente è ancora chiusa nella morsa del pregiudizio?
Premesso che tutto “il mondo è paese”, nel senso che comunque l’ignorante lo puoi trovare ovunque! Certo, la cultura predominante conta moltissimo, però ad esempio un omofobo, lo puoi trovare sia in Veneto che in Sicilia. Catania è una delle città del sud Italia più “aperte”, è stata definita gay friendly, proprio perché offre moltissimi locali appositi nei quali puoi liberamente stare mano nella mano o baciarti col proprio partner dello stesso sesso.
Io sono sfavorevole ai ghetti, perché penso che ognuno debba essere se stesso ovunque, con tutti e alla luce del sole, dall’alba al tramonto, senza veli neri. Però, evidentemente ancora tutto questo non è possibile, perché casi di violenza sessuale nella città del “liotro” se ne sono sentite parecchie: donne stuprate, gay malmenati e insultati, trans gender prese a botte e tanto altro ancora. Tutto questo avviene ancora con molta semplicità, proprio perché come ho detto prima manca una legge che contrasta i violenti ed una buona e sana educazione sessuale e civica nelle scuole. Colpevolizzo gli insegnanti, perché loro devono essere le prime persone a capire il bambino e la bambina, cercare di inserirli nel gruppo scolastico ed educare anche i genitori affinché possano accettare un figlio effeminato o figlia mascolina, che probabilmente saranno omosessuali. A Catania per mia esperienza puoi vivere liberamente ed apertamente la propria sessualità, magari la sera conviene sempre uscire con un gruppo di persone e mai da soli e poi puoi vivere la tua omosessualità o transessualismo senza problemi. Gli sguardi persistenti , i ghigni, le gomitate, piccoli insulti ci sono e da parte di stupidi li ricevi, però il trucco sta nel camminare sempre e per sempre a testa dritta e alta per la propria strada. Chiaramente non sanno il significato di transessuale, lo confondono con omosessuale, drag queen, travestito, prostituta e pusher, come penso in tutto il resto d’Italia, ma questo perché manca una discreta educazione di cultura nelle scuole e nelle famiglie. Senti spesso il termine “puppu” che nel gergo catanese indica un dispregiativo nei confronti dei gay, oppure “sciauru ‘i mari” e infine quello nazionale “frocio”. Danno fastidio, però io penso sempre che chi ha più sale in zucca può benissimo sorvolare a queste malvagità che provengono di certo da gente ignobile sì ma anche fragile. I cittadini catanesi nei confronti dei gay, una parte sono tranquillamente favorevoli, altri terribilmente ipocriti che si vedono lontano un miglio. Purtroppo qui in città vedi soltanto delle baraccone che infangano transessuali come me che vivono dignitosamente, che studiano all’università, lavorano e che non hanno niente a che vedere con quelle che ballano la notte sui cubi delle discoteche con grossi seni, trucco esagerato e quelle con tacco e parrucca in fibra per battere sul marciapiede. Ecco, io sono molto arrabbiata di questo e mi scontro molto con questa realtà, perché danno voce soltanto a loro e mai a noi. I transessuali in Italia operati e non sono tantissimi, quelli che vediamo spesso in tv in salotti televisivi spazzatura come pomeriggio cinque della signora d’Urso, sono solamente dei viados, cioè dei travestiti siliconati che si prostituiscono perché senza lavoro e senza una famiglia che li accetta. I giornalisti stesso, ci declinano al maschile, appellandoci con,”un trans”, invece di “una trans” nel caso di un uomo che transita per diventare donna! Un trans si riferisce invece alle donne che transitano verso il sesso maschile. Io studio e mi trovo bene qui a Catania, per cui si dovrebbe trovare bene chiunque, tutto dipende dall’intelligenza delle persone che trovi e dalla tua diligenza e dalla tua preparazione culturale.
- Ci racconti una tua giornata tipo?
La mia giornata tipo si svolge a casa china sui libri oppure ascoltando della musica, io amo Celine Dion come cantante. Mi piace fare shopping con le amiche, compro di tutto dall’ abbigliamento, accessori, scarpe a libri. Adoro passeggiare e ogni tanto ballare. La sera non sempre esco per andare a divertirmi in discopub o locali, anche perché non bevo, non fumo e non mi drogo, sono anticonformista al naturale. Diciamo che oltre a fare tutto questo, a volte ho quella piccola necessità di stare un po’ da sola e pensare un po’, mi rilassa ogni tanto!
- Quali sono i tuoi progetti e sogni per il futuro?
Io voglio laurearmi in fretta, perché ho intenzione di andare fuori dalla mia terra d’origine, anche se la rimpiangerò per le sue bellezze come la gastronomia, il clima e il mare. Studio scienze della comunicazione e sogno di diventare un’attrice! Mi piacerebbe studiare all’Actors Studio di New York, come fece Julia Roberts, il mio mito. Sogno innanzitutto di essere donna a tutti gli effetti con un fidanzato che mi ami veramente e chissà…, magari mi starà cercando lui!!! Ho sofferto tantissimo, ho lottato tanto per difendere a denti stretti la mia libertà e adesso sogno anche l’amore vero con un bel ragazzo superdotato di neuroni!!! Aspetterò.
Spero che questa mia intervista possa dare veramente uno schiaffo a coloro i quali si ostinano a non rispettare il valore della diversità che poi così tanto diversa non è! Grazie ancora di tutto ai lettori, alle lettrici e agli addetti dello staff Lo Schiaffo per questa intervista.
Rosa Rita Bellia