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Orphan

Dopo aver perso il loro terzo figlio (una bimba, nata morta, che  avrebbero chiamato Jessica), Kate e  John credono di poter alleviare il loro dolore  e ristabilire l’armonia in famiglia mediante l’adozione. E’ così che nella loro vita arriva Esther, una ragazzina russa di 9 anni, gentile e particolarmente intelligente, rimasta orfana e miracolosamente illesa dopo che un incendio aveva distrutto la sua casa e la sua prima famiglia adottiva. All’inizio tutto sembra andare per il verso giusto ma presto Esther rivela un carattere difficile ed estremamente inquietante. Terzo lungometraggio del regista spagnolo Jaume Collet Serra (che torna all’horror dopo La maschera di cera) e  prodotto, tra gli altri, da Leonardo Di Caprio, Orphan affronta un tema non nuovo del genere – quello dei bambini demoniaci – almeno all’apparenza. In realtà diversi elementi arricchiscono quello dell’infanzia: il dolore di un lutto, le difficoltà di una coppia che vuole continuare a professarsi tale nonostante tradimenti e sbagli, la paura di ritrovarsi in casa una persona estranea con un passato terribile alle spalle. Le intenzioni di Kate e John sono buone, ma Esther inizierà a metterli l’uno contro l’altro minando la loro stabilità e minacciando la vita dei loro figli fino a quando – in un colpo di scena finale, del tutto inaspettato e che da solo vale l’intero film – si capirà il motivo di tanta crudeltà e di tanto orrore. Ambientate in uno scenario innevato e suggestivo che ricorda molto quello de Il respiro del diavolo, le vicende si susseguono in un ritmo incalzante e ricco di suspence che non risparmiano allo spettatore qualche salto sulla poltrona e dall’angoscia di poter (ri)trovare tanta cattiveria in una bambina dall’aria innocente. Ottima interpretazione delle piccole Isabelle Furhman (nel ruolo di Esther) e di Aryana Engineer (nel ruolo della figlia sordomuta Max). Battuta finale – omaggio a The ring 2.

Mariangela Celiberti