Paul McCartney in Italia: cinquant’anni di Beatlemania
Canzoni cantate a squarciagola, calca e qualche sospiro ricordando i buon vecchi tempi: questo si sono trovate davanti le 12000 persone che hanno preso parte al concerto di Paul McCartney tenutosi sabato 26 novembre a Bologna, e le altrettante che si sono recate il giorno seguente a Milano per la data successiva.
Insomma, ad otto anni dall’ultimo concerto in Italia, la Beatlemania ha riattraversato la penisola, facendola vibrare con i successi di sempre: più della metà del repertorio era composto dai grandi classici dei quattro ragazzi di Liverpool, e la folla di nostalgici incalliti ha potuto finalmente cantare a squarciagola i più grandi successi di sempre. “All my lovings”, “Blackbird”, “The long and winding road”, “All you need is love”, “The word”, “Hey jude”, “Let it be” e “Yesterday” sono solo alcuni dei pezzi più famosi che hanno tenuto il pubblico in estasi per tre ore durante le quali il “Macca” non si è praticamente mai fermato, nonostante l’età, mentre passava tranquillamente dallo storico basso Hofner alla chitarra per finire con un mandolino ed un ukulele. Un concerto all’insegna dei vecchi tempi, insomma, in cui non è mancato un dolce pensiero per gli amici e compagni d’avventura scomparsi: nella scaletta non potevano mancare “Here today” scritta e dedicata a John Lennon e “Something” eseguita in memoria di George Harrison.
Lui, del resto, era ancora vestito da Beatle, con lo stesso completo nero che sembrava tirato fuori direttamente dall’armadio del McCartney ventenne e che, se non fosse stato per le rughe, avrebbe retto bene alla finzione. L’atmosfera apparteneva al passato: per tre ore il pubblico ha staccato la spina dal 2011 della crisi per ritornare agli anni sessanta del boom economico, accompagnati dall’eterno baronetto del rock. L’apice è stato, ovviamente, lo storico “na na na na” in conclusione di “hey jude”, dove spalti e parterre hanno cantato all’unisono, formando un’unica grande voce che saliva a richiamare indietro gli idoli e le sicurezze di un passato che non può che apparirci migliore.
Il concerto si è concluso tra gli applausi di un pubblico divertito e soddisfatto dello show, che salutava un ex Beatle che non poteva che concludere con il suo ormai famoso “see you next time” (“ci vediamo la prossima volta”), come il caloroso abbraccio di un uomo pronto a riaccoglierci nei suoi anni sessanta, non ancora terminati, a testimoniarci che le speranze di allora forse non sono ancora morte del tutto, ma c’è ancora un futuro per chi ha voglia di sognare, per chi non si è ancora stancato di provarci. Insomma: a cinquant’anni di distanza, non ci siamo ancora stancati di credere alla bella storia dei quattro ragazzi di Liverpool che, partiti dalla miseria dei quartieri malfamati di una città segnata dai crateri delle bombe della guerra che ci era passata in mezzo, hanno scalato le classifiche e sono diventati i più grandi di tutti, i più grandi di sempre, i più grandi anche ora.
Sara Servadei