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Paura e delirio a Las Vegas

Immaginate un giornalista e un avvocato, con una borsa piena di droghe di qualsiasi tipo ed una macchina piena di alcool, e catapultateli a Las Vegas, il regno dove la realtà è finzione e la finzione diventa realtà, la città dei balocchi per eccellenza. Quale può essere il risultato? Il risultato non può che essere “Paura e delirio a Las Vegas“, la storia allucinata del giornalista sportivo Raoul Duke (Johnny Depp) e del suo fido pseudo-avvocato, il Dr. Gonzo (Benicio del Toro), una selvaggia cavalcata nel cuore del sogno americano. I due, a bordo di una decappottabile Red Shark, si dirigono da Los Angeles a Las Vegas per seguire una gara motociclistica nel deserto. Tra stormi di pipistrelli che li attaccano e lucertoloni che organizzano festini, i protagonisti, imbottiti di droghe dalla testa ai piedi, vivranno un’esperienza lisergica completamente allucinata in cui non si riesce bene a distinguere cosa sia reale da cosa sia immaginato. Terry Gilliam porta sullo schermo le reali (?) vicende tratte dal libro autobiografico di Hunter S. Thompson, “Paura e disgusto a Las Vegas“, del 1971. Un irriconoscibile quanto caratteristico Johnny Depp (calvo, con rayban e sigaretta sempre in bocca) interpreta, in modo molto convincente, Thompson (Raoul Duke) riuscendo bene a rendere sullo schermo i deliri dovuti all’abuso di droghe. La pellicola delinea i tratti fondamentali dell’America degli anni ’70, un’America sempre più in preda alle manie di consumismo, che ha ereditato gli aspetti peggiori degli anni ’60. Quello che ci viene mostrato è uno sguardo sempre poco oggettivo, uno sguardo commentato, uno sguardo riflessivo, tipico del cosiddetto gonzo journalism di Hunter Thompson.

Diego Bonomo