Claudio Quartarone è un validissimo chitarrista classico made in Sicily. Si è affermato in tutta Italia e all’estero grazie a prestigiose esperienze nell’ambito del jazz e nel giro di pochi anni ha composto ben cinque dischi, tutti estremamente godibili e variegati. La musica di Claudio non si lascia ingabbiare facilmente e non stanca mai: al di là della perizia tecnica nell’esecuzione, i brani comunicano una gamma di atmosfere e stati d’animo con immediatezza e delicatezza.
Come è iniziato il tuo cammino musicale e come si è evoluto?
«Ho iniziato a 8 anni: ero rimasto folgorato nel sentire suonare mio zio, Domenico Spada, e ho deciso di inziare a suonare e studiare la chitarra classica. Ho fatto parecchi concorsi e concerti a livello nazionale e internazionale, poi per un periodo ho interrotto e mi sono dato alla musica elettronica, facendo il dj. A diciannove anni ho ripreso con il jazz e ho trovato la mia dimensione miscelando le precedenti esperienze con le nuove: drum & base, jazz, improvvisazione..»
Il salto di qualità, dai piccoli concerti all’incisione dei dischi, quando è avvenuto?
«Dopo aver conosciuto Enrico Rava (grande compositore e trombettista jazz, nda), abbiamo fatto un bel po’ di concerti insieme; poi c’è stata l’importante esperienza con Rai Trade, ho inziato a incidere e ho registrato in seguito cinque dischi».
Qual è la differenza tra Catania e le altre città, musicalmente parlando?
«Catania è una città dove ci sono pochi club e la musica non viene vissuta seriamente; io non suono mai a Catania, anche perché la mia musica è più adatta al teatro che non ai locali. Però non c’è una profonda differenza tra le città italiane, semmai tra l’Italia e l’estero. Credo sia fondamentalmente una questione di mentalità: qui ci sono moltissimi talenti che però hanno una visione un po’ chiusa della musica, specialmente del jazz. Fuori dall’Italia ci sono altrettanti talenti che hanno una mentalità più aperta e che non si attaccano a idee preconfezionate».
Quali sono, se vi sono, le tue principali influenze musicali?
«Credo di essere un artista piuttosto unico e cerco di assomigliare sempre più a me stesso; anche perché non ho mai avuto il tempo di ancorarmi ad un genere o ad un artista; tuttavia ho una vera e propria ossessione per Wes Montgomery. E se dovessi citare alcuni nomi, senz’altro direi Heitor Villa Lobos, Mario Castelnuovo-Tedesco, Mauro Picotto».
Prossimi progetti in cantiere?
«Registrerò un disco con un bravissimo chitarrista che ho scoperto da poco, Giuseppe Risiglione, che secondo me diventerà presto un punto di riferimento, e con altri artisti siciliani, perché quando si registra qualcosa, bisogna farlo insieme a persone che si conosce, dalle quali sai cosa puoi ottenere e cosa possono darti: fare qualcosa di speciale, partendo da qui».
Il jazz è senz’altro un genere di nicchia parecchio distante dal più inflazionato pop. C’è da chiedersi come un musicista del tuo calibro veda, ad esempio, il fenomeno Lady Gaga…
«Beh…- sorride – Lady Gaga è un genio!».
Ornella Balsamo