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Poe: ironia horror, scienza e magia nera – pt2

Inconscio e magia: Scrittore maledetto e “ubriacone maniacale”, Poe è l’autore del brivido, lucida voce dell’inquietudine e della paura irrazionale; sebbene infatti egli faccia spesso uso dei clichés tipici della letteratura gotica con intento ironico, per non dire parodistico, ciononostante nei suoi racconti è presente una forte componente dark, costituita da personaggi inquietanti: il gatto nero, lo storpio, il fantasma, lo spirito che prende possesso del corpo, il cadavere redivivo; si tratta di una vera e propria galleria degli orrori, nella quale il posto d’onore spetta senz’altro alle donne che popolano l’immaginario dello scrittore con la loro bellezza agghiacciante. Nel racconto “Berenice”, il protagonista profana la tomba della donna amata per sottrarne i denti, durante un’oscura trance feticista; e, se la defunta “Eleonora” perdona il marito, rimasto vedovo e risposatosi, manifestandomi sotto forma di dolce sospiro nel cuore della notte, non altrettanto clemente sarà la defunta “Ligeia”, che avvelenerà la nuova moglie del protagonista, prendendo poi il posto del cadavere della poveretta; ancora, “Morella” pronunzia una maledizione: «I giorni in cui avresti potuto amarmi non sono mai stati, ma colei che aborristi in vita, adorerai in morte» e prende  possesso del corpo della figlioletta. Al di là del forte impatto emotivo di questi racconti, salta agli occhi la loro “serialità”, poiché determinate caratteristiche delle donne si ripetono nei racconti: si tratta di cugine, dotate di una cultura profonda e di una fisicità eterea e carnale insieme, morte prematuramente. Probabilmente, lo scrittore sublima il ricordo della moglie Maria, cugina sposata in giovane età e morta prematuramente; sembra che Poe abbia iniziato ad annegare i dispiaceri nell’alcol proprio in seguito a questo evento e probabilmente le visioni da incubo scaturite dall’alterazione della coscienza sono le stesse che ritroviamo nei suoi terrorizzanti racconti.  Egar Allan Poe si interessò anche al mesmerismo, come si evince da racconti come “Rivelazione mesmerica” e “La verità sulla vicenda del signor Valdemar”: quest’ultimo, benché condito da una certa ironia circa la veridicità dei fatti accaduti, regala ai lettori una scena  finale degna di un film splatter :«Mentre facevo le pratiche mesmeriche (…) il suo intero corpo si sgretolò, imputridì completamente sotto le mie mani. Sul letto giaceva una massa quasi liquida di disgustoso repellente putridume.».  Ma, al di là delle immagini orrorifiche, i racconti di Poe sono impregnati di magia nera semplicemente perchè tendono un incantesimo al lettore, suscitando in lui una forte inquietudine, vagando nelle fobie inconsce, imbrigliandolo in una tela di ragno finemente tessuta, attraverso immagini infinitamente belle e paurose, che lo fanno sentire in preda a vertigini, brividi ed estasi, in una perenne condizione di sturm und drang .

Ornella Balsamo