Pubblicato il: 9 Ottobre, 2009

Premio Adelio Ferrero

premio adelio ferreroAnche quest’anno il Teatro Comunale di Alessandria ha ospitato RING! e il Festival della critica cinematografica. Anche quest’anno è stato assegnato il Premio Adelio Ferrero al miglior saggio e alla migliore recensione. Anche quest’anno aspiranti critici, giovani penne e la vecchia guardia a confrontarsi in una tre giorni full immersion tra pellicole, pagine di giornali e blog. Anche quest’anno. Ma senza Vincenzo Buccheri, tragicamente scomparso. A ricordarlo i suoi corti, presentati in una retrospettiva completa. Precoce come la sua dipartita, ma abilissima nel mostrarne il talento non solo come critico cinematografico, ma anche come giovane e promettente cineasta. Niente di personale, riproposizione di un immagine cristallo letta attraverso il punto di vista dei più grandi maestri del cinema sorprende se si pensa che è stato realizzato a soli 16 anni. Sul tappeto si sfidano a colpi di film e recensioni Morando Morandini e Mereghetti, padri putativi della critica formato bibbia. Il giovane rampollo di Cineforum Luca Malavasi ed Edoardo Bruno di Film Critica. Più che due generazioni sono due scuole di pensiero differenti. Al centro della contesa Clint Eastwood, perché sembra incredibile ma c’è chi proprio non lo ama. Poi molti altri in un turnover all’ultima occhiaia di pagelloni decennali, chiacchiericcio a volte un po’ inutile e piccole perle già perdute o destinate a esser tali del cinema nostrano. Su tutti Inganni di Luigi Faccini, presente in sala, il didascalico Poesia che mi guardi di Marina Spada, Puccini e la Fanciulla di Paolo Benvenuti e l’anteprima di Non sono che un critico di Tonino Curagi e Anna Gorio. Il dibattito tra registi e critici è privo di un vero scontro, i critici tra loro sembrano auto trastullarsi e darsi le pacche sulle spalle. Manca sicuramente l’iterazione con i giovani in concorso, ma la colpa è più da attribuire al poco tempo a disposizione e alla proverbiale timidezza dell’intervento in sala. Per il resto un’edizione sempre più ricca che dimostra l’ottimo sviluppo di una realtà sempre più organica e radicata in cui il concorso non è che la punta dell’iceberg. Miglior recensione – con speciale menzione della giuria della Scuola Holden di Torino – invece a Two Lovers di James Gray scritta dal milanese Andrea Chimento. Dei trentatré saggi alla fine è Metamorfosi in Polistirene della calabrese Alessandra Mallamo a spuntarla, con un secondo posto a pari merito per Il ruolo dell’immaginario in Changeling di Clint Eastwood di Valentina Alfonsi; Prospettive di guerra – declinazioni scopiche e culturali del nuovo combat film americano di Pasquale Cicchetti; I rumori della nostra malattia: il sonoro nel cinema di Paolo Sorrentino di Alberto Ricca. La complessità dei titoli dei saggi è cosa proverbiale, ma i giovani autori mostrano abilità di scrittura, uno stile brillante e fresco. Un amore per il cinema vissuto prima di tutto come spettatori, prima ancora che da cinefili o critici. Per un futuro di celluloide e cellulosa.

Luca Colnaghi

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