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Questa mia vita. Memorie da un social network

My Life – questa mia vita (Burce Joel Rubin, 1993) era un film strappalacrime con Michael Keaton che interpretava un padre malato terminale che decideva di girare una serie di filmini per il figlio. Un drammone generazionale insomma, solo un film. Ma adesso è arrivato in Italia funeras.it, servizio già funzionante da qualche anno negli Stati Uniti precursori anche nel brevetto della bara con bottone d’emergenza. Nel caso di risvegli. Il social network per avvisare della dipartita. L’epoca del faceboom ormai non ha davvero più limiti se anche il caro estinto trova spazio nel web. Al posto delle famigerate pizzate con i compagni delle elementari organizzate tramite facebook, funeras.it diviene il riferimento di eventi funebri. Il servizio avrebbe come utilità quella di avvisare di un decesso anche chi vive lontano o chi non si sente da anni. Le imprese funebri caricano le informazioni sul sito, ma la pagina viene gestita dei familiari che possono inserire foto, frasi di commemorazione, ricevere dediche o condoglianze, organizzare commemorazioni. In Usa ormai si tratta di un vero e proprio servizio rodato, la versione tedesca emorial.de conta più di centomila tombe virtuali.

Mi chiedo però chi abbia voglia di passare le proprie giornate spulciando tra le pagine di un sito simile la dipartita di qualche conoscente. Però è anche vero che ci sono persone che vanno di professione a piangere ai funerali, o semplicemente presenziano per hobby. Se fino a questo momento erano i portoni e le bacheche fuori dalle chiese ad attirare l’attenzione scaramantica e mesta degli anziani nei confronti di una lista di coscritti deceduti, ora il web. Perché il portale vanta un aggiornato database – leggiamo dal sito – per verificare la presenza di una persona tra i defunti. Se non ti trovo su Facebook, quindi, o non esisti o sei su Funeras. Scatta comunque la richiesta d’amicizia. Ma dando per scontato che i nonni tecnologici sono pochi, ancor meno quelli così gggiovani da chattare o muoversi con dimestichezza in un universo di reti sociali, c’è da chiedersi per chi sia effettivamente rivolto il servizio. Cioè, ne avevamo davvero il bisogno? Leggiamo dalla mission del sito: «La pubblicazione del necrologio, con l’avviso di morte e le informazioni sulle esequie (epigrafe), consente la creazione e l’arricchimento del profilo del defunto. In questo modo ogni deceduto, in omaggio alla sua memoria, ha un suo personale sito commemorativo che permette un’interazione dinamica tra utenti». Insomma una cosa più viva e dinamica non la solita noia mortale, fatemi passare la freddura. In realtà è qualcosa di terribile a pensarci. Peggio della barzelletta del commesso delle pompe funebri che consigli una foderatura interna alla bara color turchese, perché «lo rende un po’ più vivo». Ma non è una barzelletta, purtroppo. Più freddo del telegramma. Stop.

Luca Colnaghi