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Risky Business

Bellezza, ricchezza, potere e sesso: sono queste le leggi degli anni ‘80 che in “Risky Business” di Paul Brickman (1983), regnano con sensualità e prepotenza: in fondo sono le regole che da sempre fanno girare il mondo, che ci piaccia o no. Joel (Tom Cruise) è un ricco americano di diciassette anni, figlio unico, in attesa degli esami di maturità, della prossima carriera universitaria e del suo primo rapporto sessuale con una donna. I suoi genitori, perbenisti e conformisti, lo opprimono con tutta una serie di raccomandazioni e rimproveri fino a lasciare Joel solo, per andare in vacanza. In pochi giorni, ed in seguito a circostanze e avvenimenti che si moltiplicano vorticosamente senza controllo, Joel si troverà a trasgredire le regole moraliste e puritane della famiglia e della società, un po’ a causa degli amici che lo stuzzicano, un po’ a causa della sua ingenua ed euforica incoscienza. Personaggio chiave è Lana (Rebecca De Mornay), una squillo con cui Joel entrerà in società per trasformare la sua enorme villa in un bordello, per due notti. Con leggerezza e sottile ironia il film svela la marcia corruzione che si nasconde dietro coloro che rappresentano l’etica e il moralismo più inattaccabile, denunciando così l’inadeguatezza dell’innocenza, dell’onestà e dello studio di fronte ad una società ipocrita che si nutre di vizi e va avanti secondo logiche di consumo e di denaro. Il percorso di Joel verso la maturità, l’indipendenza e un futuro di successo celebra con entusiasmo e con un pizzico di cinismo, la trasgressione nelle sue più estreme forme. Divertenti e nostalgici i sogni erotici di Joel, conturbante l’amore tra lui e Lana in metropolitana, sfacciato e libero; travolgente e liberatorio il ballo in camicia e calzini di Joel una volta rimasto solo a casa, al ritmo delle note di Old Time Rock and Roll di Bob Seger: se il mondo ci opprime, se il mondo è marcio che tu sia la benvenuta sana e sacra trasgressione!

Elena Minissale