Pubblicato il: 25 Ottobre, 2008

Tra il Rosso e il Nero vince… la ‘Testa’

Il punto della situazione sull’Istruzione e sulla Ricerca necessita di essere esaminato. Rischiamo di perderci nella fitta nebbia delle prese di posizione che rende impossibile la visuale delle cose nella loro forma reale. Ci sono crateri attivi sparsi qua e là in questo momento che richiedono l’attenzione e l’ascolto dei politici alle proprie istanze. C’è poi un Governo, sempre più deciso a tenere ferma la propria posizione andando talvolta al limite del principio democratico (o infrangendolo quasi) su cui invece si basano il nostro Parlamento e l’azione di tutti gli organi istituzionali. Il Decreto Gelmini e la Finanziaria di Tremonti rappresentano il bersaglio unico di tali fomentazioni. Qual è il punto debole, fonte di tanta tensione? Rilevarne solo uno sarebbe  riduttivo e se si chiede alla maggior parte dei ‘contestatori’ quali di essi stiano rifiutando, non sarebbe impensabile notare l’incertezza per molti di essi. Cosa si contesta allora fondamentalmente?E’ legittimo lasciare ‘esprimere’ sindacati, precari e, soprattutto, studenti di scuole e  università con manifestazioni varie?

Lo sciopero, le proteste pacifiche di studenti, lavoratori, sindacalisti per esprimere il proprio punto di vista su proposte di leggi da parte del Governo, fanno parte della Democrazia, una Democrazia che contiene i caratteri del libero pensiero, per il quale (lo ricordiamo) personalità come Giordano Bruno e Tommaso Campanella, durante l’opprimente periodo della Controriforma, hanno pagato con la propria vita e la personale libertà. L’Italia è ormai inserita all’interno di un modello ideologico occidentale quanto più vicino a Nazioni  libere da regimi di qualsiasi natura, per cui non dovrebbero destare né sgomento né insofferenza le varie forme (pacifiche) di dissenso collettivo. In questa prospettiva naturali sono quindi i cortei che sfilano nelle strade o gli individui che ‘occupano’ dei luoghi adibiti ad uso pubblico (luoghi tra le altre cose in cui i soggetti in questione lavorano o operano ogni giorno contribuendo alla ragion d’essere di quelle stesse strutture pubbliche). Ma limitiamoci a parlare di diritto allo studio, al lavoro, all’equità.

Alcuni punti dei Dl 112  133 e 137 sembra li mettano  ‘a rischio di estinzione’ , ma analizziamoli un po’ tutti:

– Voto in condotta: tra tutti questo sembra quello che dovrebbe destare meno allarmismi. Perché mai una mente (sufficiente o eccellente) non dovrebbe essere ‘penalizzata’ se non rispetta le regole della convivenza e del rispetto in rapporto alla classe? ‘Regole’ che naturalmente devono essere  relegate ad un discorso in cui sia minacciata la tranquillità (in senso fisico, morale, psicologico) dell’insegnante e dei compagni, senza abusi di potere e con rispetto reciproco.

– Abolizione della SISSIS. Che i sissini dell’ultimo ciclo pretendano che sia resa valida la loro abilitazione è più che mai legittimo (si creerebbe una discriminazione con i  sissini dei cicli precedenti), ma la decisione di eliminare i nuovi cicli mi sembra una scelta più che accettabile. Ci si è mai chiesti se le modalità di accesso a queste scuole di specializzazione fossero dignitose per chi, avendo acquisito delle competenze in una specifica area disciplinare, si trovava a rispondere ad un questionario di cultura generale (escluse le 20 domande) identico a quello imposto nei concorsi della Polizia o dei Carabinieri? E se fosse altrettanto dignitoso l’aver proposto ulteriori 2 anni (dopo la laurea) per la ripresa di discipline e argomenti già affrontati e digeriti negli anni universitari? Molto più equo e meno umiliante il concorso pubblico (a patto che non venga bandito ogni 10 anni).

Vediamo gli altri punti:

– Taglio dei fondi: INACCETTABILE. Un taglio nell’entità enunciata dal Ministro Gelmini porterà a far chiudere alcune scuole e università per lasciare col tempo solo quelle in cui rette e servizi saranno gestiti senza un minimo di controllo e dove il rischio sarà quello di dover pagare nell’immediato futuro cifre da capogiro. Lo studio dovrebbe essere garantito a tutti e se si usa il pretesto che all’università devono andarci solo i meritevoli, questo fa un buco nell’acqua (oltre ad essere ingiustificabile) perché lo stesso discorso non può essere fatto per gli alunni delle elementari: ricordiamoci che quest’anno molte librerie non hanno accettato dalle famiglie i buoni libri perché non avevano ancora riscosso dai Comuni gli importi relativi all’anno scolastico precedente.

– Classi per stranieri: REPELLENTE. Sono state proposte per agevolare l’integrazione degli stranieri nei sistemi culturali (e civili) italiani. Gli autori dell’innovazione ci tengono a sottolineare l’uso scorretto del termine ‘differenziate’, poiché darebbe adito a interpretazioni discriminatorie del concetto. Quindi hanno optato per il ‘criterio discriminatorio positivo transitorio’. Non mancano di fantasia i leghisti, ne rendiamo loro merito. Di fatto, però, differenziate o meno, si tratta di classi a parte e di una sorta di legalizzazione del pregiudizio  della diversità come elemento di distanza.

Blocco dei concorsi per Ricercatori e della carriera universitaria per i Dottorandi: INCOSCIENTE. Il punto nei fatti vieta la possibilità per i giovani studiosi di accedere alle classi di concorso per avere un ruolo  quanto meno definito (ufficialmente ed economicamente, anche se non definitivo) nel mondo universitario. Questo punto di fatto rappresenta l‘arresto dell’evoluzione scientifica e umanistica: far entrare un ricercatore ogni 5 pensionamenti (di docenti) significa creare un’università dove i  ricercatori nel momento in cui entreranno nella struttura universitaria avranno raggiunto un’età di circa 40 anni e più;  il cambio generazionale andrà a rilento per anni.

Nel frattempo come avranno alimentato le competenze i giovani studiosi, in lavori vari e scostanti svolti per sopravvivere?

Si parla spesso di competenze, professionalità, preparazione, ma è difficile portare avanti una ricerca di qualità se non si hanno gli strumenti per potersi dedicare solo ad essa. E’ assurdo il pensare che ricercatori e dottori di ricerca, avendo precluso anche l’accesso alle scuole, vadano a lavorare nei supermercati, nei call-center o in posti comunali (quando e se vincono concorsi) che sono distanti dall’ambiente formativo dove sono cresciuti a livello intellettuale. Il moderatismo dei giovani (rispettabile per il suo rifiuto del radicalismo talvolta nocivo al dialogo) e la mancanza di ascolto da parte delle istituzioni fino ad oggi, hanno fatto sì che migliaia di giovani risorse abbiano abbassato la testa dopo timidi ma costanti dissensi ai primi tagli dei fondi (con la destra e con la sinistra). Come possono non sentire quindi minacciato il proprio futuro? Penso a quei giovani che aspirano alla carriera universitaria e pur investendo energie e tempo su di essa non hanno un lavoro costante e tremano al pensiero di un immediato futuro caratterizzato da altri anni di assenza di sostegni economici e da una diminuzione di possibilità lavorative nelle scuole: dove trovare uno spiraglio dignitoso? Un’evoluzione che non dovrebbe essere arrestata la loro, piuttosto sostenuta, specie quando alle conoscenze si aggiungono grinta, passione, tenacia, amore per ciò che si sta costruendo. E’ una sconfitta per la cultura; un fallimento per un Paese.

Il Presidente del Governo sostiene che alla base di queste false interpretazioni e divulgazioni vi sia una strumentalizzazione da parte della Sinistra e che per contro vi sia una maggioranza silenziosa che è d’accordo con i provvedimenti proposti e adottati dal Governo. Ma bisognerebbe indagare di più per capire se la maggioranza silenziosa taccia per consenso al  Governo o per consenso alle proteste di queste settimane e se tale silenzio sia motivato dall’indifferenza, dal disinteresse. Sarebbe ipocrisia sostenere che la Sinistra non abbia dell’interesse nell’alimentare l’astio generale, (anche se tra i manifestanti da qualche giorno sfilano in alcune città anche gli esponenti della destra radicale).  Dal suo canto la Destra non è, fino ad ora, stata in grado di far arrivare in modo coerente e limpido l’interpretazione dei punti di tali Decreti. Non è ancora in grado di definirne i termini cardini di questi. Ci sono seri problemi di decodificazione linguistica (vedi l’enigma del maestro unico col maestro prevalente, dei tagli alla ricerca con il sostenere per contro che non ci saranno tagli alla ricerca). Sembra che si stia giocando a fare i prestigiatori sui timori dei cittadini. L’impressione è che si stiano difendendo le ideologie  senza riuscire a vedere cosa effettivamente e necessariamente ci sia da modificare e cosa invece potrebbe essere veramente un timido tentativo di miglioramento. Ma nessuno può negare il fatto che vi siano alcuni punti discutibili per il futuro dell’Italia.

Il sostegno agli studenti e ai lavoratori precari che cercano, nella forma collettiva, un dialogo costruttivo, pacifico, fatto con cognizione di causa (che esclude il pretesto per sbandierare il proprio colore politico) è  importante. I docenti che decidono di leggere e divulgare i punti dei decreti, in aula o in piazza, con obiettività, apertura e dovere di informazione, modificando i propri programmi didattici a titolo d’eccezione e transitorio, vanno sostenuti. Il dialogo costruttivo tra cittadini e politici va alimentato. Deve invece essere demolita la propaganda che tende ad inquinare le interpretazioni (che sia di colore rosso o di colore nero) e che vuole dare vita a delle strumentalizzazioni. Dev’essere allontanata soprattutto qualsiasi ombra di prese di posizioni governative che siano  distanti anni luce dai principi preziosi della Democrazia e della Libertà di Pensiero.

Sabina Corsaro

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