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San Valentino di sangue

Sono ormai trascorsi dieci anni dalla strage di San Valentino che sconvolse la tranquilla cittadina di Harmony: Harry Warden, risvegliatosi dal coma proprio quel giorno dopo un anno, aveva infatti ucciso con un piccone ventidue persone prima di morire a sua volta per mano della polizia. Tom Hanniger, giovane minatore causa dell’incidente in miniera che mandò in coma Warden, e miracolosamente scampato alla sua furia omicida, torna a Harmony in quella ricorrenza perché deciso a vendere la miniera dopo la morte del padre. Ma quella stessa notte un killer con maschera e piccone ricomincia a seminare morte e terrore: ed è facile pensare che Harry sia tornato dall’inferno a reclamare altre vite…  San Valentino di sangue (titolo originale: My bloody Valentine), remake dell’omonimo film del 1981, è arrivato nelle sale cinematografiche con una particolarità: la possibilità di vederlo in 3D. Ed è così che lo spettatore si trova catapultato nelle scene più spaventose del film, con picconi che sembrano puntare dritti in faccia e le fiamme che sembrano avvolgerlo, in un ritmo incalzante di fughe e inseguimenti. E’questo che ha permesso a un horror, più splatter che terrificante, di sbancare il botteghino. La sceneggiatura è infatti debole, con dei personaggi che- evidentemente- non vedono l’ora di morire tremendamente. Solo il dubbio su chi possa essere l’assassino- Harry Warden è morto oppure no? C’è qualcuno che sta cercando di emularne le gesta? Chi si nasconde in realtà sotto quella maschera da minatore? – crea tensione e  un minimo di interesse. Il resto è sangue dei corpi orrendamente mutilati, è il rosso delle scatole dei cioccolatini di San Valentino, è il buio di un tunnel che ben si presta a efferati delitti. C’è anche spazio per qualche scena di sesso e un po’di buoni sentimenti: ma solo di sfuggita.

Mariangela Celiberti