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Scambi culturali

La parola integrazione ha una molteplicità di significati:  può voler dire accoglienza, convivenza all’interno del territorio che ospita le comunità straniere, ma può anche voler dire condivisione di una ricorrenza importante per una delle comunità ospitate. E’ così che giorno 15 marzo è stata intesa la parola integrazione: un pomeriggio in cui si è festeggiata una data importante per le comunità mauritiane (come quella dell’ottenimento dell’indipendenza) negli spazi della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania. Accanto a parole che  ricordavano la ricorrenza, la musica e la danza sono state le costanti dell’incontro; i movimenti sinuosi e modulati si sono alternati a canti e voci di bambini dagli occhi fiduciosi verso il futuro. Vesti incantevoli hanno sfoggiato colori inebrianti,  ai quali la donna occidentale non può non rivolgere la sua attenzione, cogliendone i significativi messaggi della sensualità e della libertà: quella dello stare a piedi nudi, con abiti leggeri e tessuti morbidi. Il monastero si è aperto alla città (in realtà lo aveva già fatto con altre iniziative) associando al termine  ‘città’  tutti gli elementi costituenti di essa. La città è una sorta di categoria, dove ogni  ‘sapere’  ne arricchisce la valenza e ne definisce l’identità; un sapere che non è solo quello legato ad una competenza disciplinare ma anche alla componente genuina e autentica di ogni cultura che si interseca con la nostra. Un giorno piacevole, un significato importante, specie in questo momento in cui non si riesce talvolta  a capire che volto abbia lo straniero.

Sabina Corsaro