Sciopero avvocati penalisti
Gli avvocati penalisti sono di nuovo sul piede di guerra e, purtroppo sono costretti a prendere atto che la politica alle belle parole non fa seguire azioni concrete. Di riforma della giustizia penale se ne parla tutti giorni, ma se ne parla solamente. Per questo la giunta dell’Unione delle camere penali nella riunione del 10 gennaio 2011 ha deliberato per il 27 gennaio 2011, una giornata di astensione nazionale dalle udienze dei penalisti in concomitanza con l’ inaugurazione dell’anno giudiziario di Napoli. Inoltre gli avvocati nel proclamare la giornata di astensione nazionale dalle udienze per il 27 gennaio, si sono riservate ulteriori e più incisive iniziative nel caso di mancata risposta alle richieste avanzate:
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
Delibera del 10 gennaio 2011
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali,
premesso
che in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario appare necessario denunciare le reali condizioni del sistema penale sia sotto il profilo della carenza di condizioni strutturali sia sotto quello – non meno importante ma misconosciuto poiché taciuto da tutti i protagonisti del dibattito sulla giustizia – della qualità della giurisdizione e del rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini;
che con proprie delibere del 3 e 21 dicembre del 2009, del 12 gennaio 2010 e del 29 ottobre 2010, l’Unione delle Camere Penali aveva già “denunciato il mancato avvio di un dibattito parlamentare sulla riforma organica della giustizia” reclamando che fosse finalmente data “priorità assoluta” a questa tematica;
che il degrado del sistema giudiziario, in particolare nel settore penale, affonda le sue ragioni proprio nella mancanza di un approccio coerente e sistematico da parte della classe politica, da anni incapace di liberarsi dalle contrapposizioni preconcette, dagli slogan propagandistici e dalle reciproche strumentalizzazioni;
rilevato
che un altro anno è trascorso e le più volte annunciate riforme, prime fra tutte quelle che finalmente porterebbero alla concreta affermazione della terzietà del giudice, sono rimaste lettera morta tanto che, alla metà della legislatura, non è neppure stato reso noto un progetto concreto attorno al quale aprire una discussione;
che senza risposte sono rimasti gli appelli e le concrete proposte dell’Avvocatura penale, inutilmente presentate al Governo ed alle forze politiche, così come i moniti della più avvertita dottrina;
che, in realtà, come già avvenuto in passato, le intenzioni riformatrici sono state sacrificate ad altri obiettivi salvo poi essere reiteratamente proclamate in occasione di polemiche generate da fatti di cronaca o da specifiche vicende giudiziarie;
che in questa situazione ha pesato anche il difficile rapporto tra la magistratura associata e la classe politica, la prima impegnata a perpetuare un pesante condizionamento sulle prospettive di riforma avversate, in particolare la separazione delle carriere, e la seconda pronta a condizionare impropriamente la giurisdizione di fronte a decisioni non gradite ma altrettanto disposta alla ricerca di accordi al ribasso sui grandi temi;
evidenziato
che da anni la produzione legislativa nel campo penale è caratterizzata dal condizionamento del tema della sicurezza invocato in nome di emergenze, vere o strumentalmente create, spesso contro o a prescindere dai dati diffusi dalle istituzioni stesse;
che tale situazione ha portato alla costante introduzione di nuove figure di reato e circostanze aggravanti, alla modifica di istituti processuali in senso regressivo, ad interventi inefficaci sul carcere, con il risultato di rendere il sistema incoerente,caotico, ingiusto;
che, al contrario, le ipotesi di interventi organici sul codice penale e su quello di procedura penale sono state abbandonate oppure sostituite da iniziative estemporanee quanto discutibili ma comunque destinate a durare lo spazio di un mattino poiché volte solo a perpetuare una politica degli annunci;
sottolineato
che sul degrado della situazione complessiva della giustizia incidono sia la mancanza di risorse materiali che il loro cattivo utilizzo, frutto anche di un approccio sovente non adeguato dal punto di vista manageriale da parte dei capi degli uffici giudiziari;
che il recente massiccio esodo per motivi pensionistici di un folto numero di magistrati, che si è aggiunto al costante rifiuto da parte di quelli di maggiore anzianità di coprire sedi giudiziarie disagiate, ha comportato una scopertura degli organici che è stata segnalata da diverse Camere Penali locali quale fonte di un possibile blocco dell’attività di alcuni Tribunali;
che neppure tali evenienze hanno comportato interventi risolutivi del più volte denunciato fenomeno dei magistrati fuori ruolo;
considerato
che la qualità complessiva della giustizia si misura non solo dalla sua tempestività ma anche dal rispetto delle regole processuali, dal tempo e dalle condizioni di cui dispongono i difensori per attendere al loro compito, dalla cautela nell’utilizzo della custodia cautelare, da non sacrificarsi per finalità investigative né da irrogarsi quale incostituzionale anticipo di pena prima di una sentenza definitiva, ed infine dalla qualità delle indagini su cui incidono in maniera sempre negativa gli intrecci della così detta giustizia spettacolo ;
che riguardo a tali ultimi profili la testimonianza della avvocatura penale italiana è nel senso di un progressivo e costante peggioramento della situazione, aggravata da talune improvvide modifiche legislative ed avallata da larga parte della magistratura che, alla assenza di terzietà frutto delle mancate riforme, aggiunge una antica e diffusa cultura improntata alla tutela di malintese esigenze di difesa sociale;
denunciato
che le condizioni di moltissimi detenuti nelle carceri italiane sono indegne di un paese civile, come testimoniano le drammatiche cifre di coloro che in carcere muoiono oppure sono costretti a vivere in condizioni di sovraffollamento, di insostenibile promiscuità, di mancanza di cure o assistenza, ciò al di là degli sforzi di chi, all’interno dei penitenziari italiani, opera spesso in condizioni difficilissime;
osservato
che lo stato di agitazione proclamato fin dal 2009, gli appelli e le iniziative promosse dall’Unione delle Camere Penali Italiane non hanno trovato alcuna risposta;
che occorre informare i cittadini e porre in essere iniziative determinate affinché la situazione si modifichi e finalmente si inizi a percorrere con coerenza la strada delle riforme;
delibera
di indire una prima giornata di protesta con l’astensione nazionale dalle udienze e dalle altre attività giudiziarie, per il giorno 27 gennaio 2011, con riserva di ulteriori e più incisive iniziative nel caso di mancata risposta alle richieste avanzate;
di destinare la quarta cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani, prevista per il medesimo giorno 27 gennaio 2011, alla rappresentazione non sterilmente rituale ed alla denuncia dei singoli aspetti del sistema giudiziario italiano e ad un confronto aperto e diretto con i rappresentanti politici, delle istituzioni, della magistratura e del mondo della informazione.
Roma,10 gennaio 2011
Il Segretario |
Il Presidente |
Avv. Franco Oliva | Avv. Valerio Spigarelli |