Pubblicato il: 18 Febbraio, 2009

Scompare Giuseppe Gatì, il giovane che contestò Vittorio Sgarbi

gatiAveva scelto di restare nella sua bella ma inquinata terra, per la quale aveva sempre lottato. “Vivere a Campobello di Licata è dura, durissima – scriveva sul proprio sito personale – ma la Sicilia non è bella, è bellissima e voglio lottare per far sì che questa vituperata terra possa rinascere”. Uno di quei rari fiori che il nostro paese non poteva permettersi di perdere è scomparso. Giuseppe Gatì l’Italia l’aveva conosciuto per quel coraggioso atto di contestazione nei confronti di Vittorio Sgarbi, impegnato a presentare il suo ultimo libro presso la Biblioteca comunale “La Rocca” di Agrigento lo scorso 29 dicembre. L’ultimo giorno di gennaio è stato anche il suo ultimo giorno di una onesta e valorosa vita. Ucciso da un filo scoperto della corrente elettrica di un’azienda agricola nella quale si era recato per conto del padre, titolare di un’impresa di latticini: l’ultima morte bianca di una striscia che ogni giorno, a fronte di regolamentazioni scadenti e disattese, purtroppo si fa sempre più lunga. I suoi amici lo ricordano come “un ragazzo onesto, con saldi principi volti alla legalità e alla giustizia.” Un eroe per tanti giovani, un eroe che “aveva fatto di tutto per coinvolgere i dormienti concittadini, affinché si ribellassero contro questa società sporca e meschina”. Sul finire del 2008, aveva accusato davanti ad un folto pubblico l’attuale sindaco di Salemi, per la verità più agente pubblicitario del proprio libro che primo cittadino della cittadina trapanese, di aver attaccato ingiustamente il giudice Giancarlo Caselli, di aver sporcato l’immagine dell’attività del pool antimafia e di aver difeso uomini del calibro di Calogero Mannino e Giulio Andreotti. Aveva subìto i maltrattamenti delle forze dell’ordine, perché, scrisse sul proprio sito, gli agenti gli spiegarono di essersi messo “contro uno che era stato onorevole e ministro”. Un affronto imperdonabile. Era stato criticato, denigrato, apprezzato e applaudito. Aveva osato troppo, a parer di molti, definendo Sgarbi pregiudicato perché condannato in via definitiva per truffa allo Stato. Ma, scrivono i suoi amici, “aveva soltanto smosso queste acque putride e stagnanti che ci stanno soffocando”. Il dolore pervade la famiglia, i suoi cari, le giovani realtà che in lui si erano identificate. L’associazione “Familiari Vittime della Mafia” porta il lutto al braccio per la scomparsa di questo compagno di battaglie e di lotta per un mondo libero dalla collusione politica e dal servilismo. Il ricordo di Giuseppe, unito alla memoria dei suoi modelli “Falcone, Borsellino, Pio La Torre, Peppino Impastato, Pippo Fava, Beppe Alfano e tutti coloro che hanno dato la vita per ridare dignità alla Sicilia e ai Siciliani”, potrà portare ad abbattere un sistema come quello siciliano, colorato di mafia, clientelismo, collusione e corruzione a causa dell’azione criminale di determinate persone, disoneste e vigliacche? “È arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci.” (Giuseppe Gatì)

Gianluca Ricupati

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